venerdì 27 febbraio 2009

Intervista a Genchi: La forza della verità nelle sue parole.


Intervista a Gioacchino Genchi (BLOG di Beppe Grillo, 27-02-2009):

"Io svolgo l'attività di consulente tecnico dell'autorità giudiziaria da oltre vent'anni, lavoro che é nato quasi per caso quando con l'avvento del nuovo codice di procedura penale è stata inserita questa figura del consulente tecnico, come da articoli 359 e 360 che danno al Pubblico Ministero la possibilità di avvalersi di tecnici con qualunque professionalità allorquando debbono compiere delle attività importanti. Mi spiace che Martelli se lo sia dimenticato. Cossiga me lo ha ricordato, proprio il nuovo codice di procedura penale che ha promulgato il presidente Cossiga inserisce questa figura che è una figura moderna, che è nelle giurisdizioni più civili ed avanzate. Mentre prima il Pubblico Ministero era limitato, e doveva per accertamenti particolari avvalersi solo ed esclusivamente della Polizia giudiziaria, il nuovo codice ha previsto queste figure e queste possibilitá.Per cui per l'accertamento della verità nel processo penale - accertamento della verità significa anche accertamento della veritá a favore dell'indagato o dell'imputato - il Pubblico Ministero non ha limiti nella scelta delle professionalità di cui si deve avvalere. Io ho fatto questa attività all'interno del Dipartimento della Pubblica sicurezza.Abbiamo svolto importanti attività con Arnaldo La Barbera, con Giovanni Falcone, poi sulle stragi. Quando si è reso necessario realizzare un contributo esterno per il Pubblico Ministero, contributo che fosse scevro da influenze del potere esecutivo, mi riferisco a indagini su colletti bianchi, magistrati, su eccellenti personalità della politica, il Pubblico Ministero ha preferito evitare che organi della politica e del potere esecutivo potessero incidere in quelle che erano le scelte della pubblica amministrazione presso la quale i vari soggetti operavano.Nel fare questo ho fatto una scelta deontologica, di fare un passo indietro, cioè di rinunciare alla carriera, rinunciare allo stipendio, per dedicare tutto il mio lavoro al servizio della magistratura. Questa scelta, anziché essere apprezzata, é stata utilizzata dai miei detrattori che fino a ieri (giovedí 26 febbraio, ndr) mi hanno attaccato in parlamento, al contrario.Il ministro Brunetta ha riferito e non poteva non riferire che la concessione dell'aspettativa non retribuita che io avevo chiesto era perfettamente regolare, è stata vagliata da vari organi dello Stato, dal Ministero dell'Interno, dal Ministero della Funzione pubblica e dalla presidenza del Consiglio dei Ministri che l´ha concessa, persino la Presidenza del Consiglio dei ministri di Berlusconi che mi ha attaccato in maniera così violenta e così assurda dicendo delle fandonie che hanno fatto ridere gli italiani perché tutto questo can can che si muove nei miei confronti, questo pericolo nazionale, cioè una persona che da vent'anni lavora con i giudici e i Pubblici Ministeri nei processi di mafia, di stragi, di omicidi, di mafia e politica più importanti che si sono celebrati in Italia, rappresenta un pericolo.Forse un pericolo sicuramente per loro! Per tutti quelli che mi hanno attaccato. Perché poi la cosa simpatica (io per ora sto zitto, perché é chiaro che non posso parlare, sono legato al segreto) ma mi scompiscio dalle risate perché tutti i signori giornalisti che mi hanno attaccato, da Farina a Luca Fazzo a Lionello Mancini del Sole 24 ore, al giornalista della Stampa Ruotolo, sono i soggetti protagonisti delle vicende di cui mi stavo occupando. Questo è l'assurdo!Gli stessi politici che mi stanno attaccando, sono gli stessi protagonisti di cui mi stavo occupando. Da Rutelli a Martelli, Martelli che ho conosciuto ai tempi di Falcone. Parliamo di persone che comunque sono entrate nell'ottica della mia attività. Martelli quando i computer di Falcone furono manomessi, Rutelli perché era amico di Saladino ed usciva dalle intercettazioni di Saladino, Mastella per le evidenze che tutti sappiamo e così via, poi dirò quelli che ieri (giovedí 26 febbraio, ndr) hanno parlato alla Camera al question time, quel giornalista che gli ha fatto il comunicato, cose da ridere! Tra l'altro questi non hanno nemmeno la decenza di far apparire un'altra persona.No, compaiono loro in prima persona! Sapendo che loro entravano a pieno titolo nell'indagine. Questo è assurdo. Io continuo a ridere sinceramente perché il popolo italiano che vede questo grande intercettatore, che avrebbe intercettato tutti gli italiani, ma per che cosa andavo ad intercettare gli italiani? Per sentire dire che non riescono ad arrivare alla fine del mese? Per sentir dire che i figli hanno perso il posto di lavoro o che sono disoccupati? Che c'è una crisi economica? Perché li devo andare ad intercettare gli italiani? Ma quali sono questi italiani che hanno paura di Gioacchino Genchi?Quelli che hanno paura di Gioacchino Genchi sono quelli che hanno la coscienza sporca, e quelli che hanno la coscienza sporca sono quelli che mi hanno attaccato. E con questo attacco hanno finito per confermare i sospetti che io avevo su di loro. Anzi, più di quelli di cui io stesso mi ero accorto, perché devo essere sincero, probabilmente io avevo sottovalutato il ruolo di Rutelli nell'inchiesta Why not.Rutelli ha dimostrato probabilmente di avere il carbone bagnato e per questo si è comportato come si è comportato. Quando ci sarà la resa della verità chiariremo quali erano i rapporti di Rutelli con Saladino, quali erano i rapporti del senatore Mastella, il ruolo del figlio del senatore Mastella, chi utilizzava i telefoni della Camera dei Deputati... chiariremo tutte le cose, dalla prima sino all'ultima. Questa è un'ulteriore scusa perché loro dovevano abolire le intercettazioni, dovevano togliere ai magistrati la possibilità di svolgere delle intercettazioni considerati i risultati che c'erano stati, Vallettopoli, Saccà, la Rai eccetera, la procura di Roma immediatamente archivia senza problemi però apre il procedimento nei confronti del dottor Genchi su cui non ha nessuna competenza a indagare, perché la procura di Roma c'entra come i cavoli a merenda in questa vicenda. C'entra perché l'ex procuratore generale di Catanzaro ormai fortunatamente ex, ha utilizzato questi tabulati come la foglia di fico per coprire tutte le sue malefatte e poi le ha utilizzate come paracadute per non lasciarle a Catanzaro, dove probabilmente il nuovo procuratore generale avrebbe immediatamente mandato a Salerno.Perché in quei tabulati c'è la prova della loro responsabilità penale. Non della mia. Quindi, non li manda a Salerno che era competente, non li manda al procuratore della Repubblica di Catanzaro che avrebbe potuto conoscere di quei tabulati e di quello che c'era, non li manda al procuratore della Repubblica di Palermo dove io ho svolto tutta la mia attività, li manda a Roma che non c'entra niente.Quindi si va a paracadutare con questi questi tabulati e sbaglia pure l'atterraggio perché va in una procura che non ci azzecca nulla. Perché tra l'altro in quei tabulati c'erano delle acquisizioni che riguardavano magistrati della procura della Repubblica di Roma! Su cui stavamo indagando. Quindi adesso la Procura della Repubbblica di Roma indaga su di me e sui magistrati della Procura della Repubblica di Roma. Si è ripetuto lo scenario che si era ripetuto tra Salerno e Catanzaro e si è ripetuto lo scenario che era già accaduto tra Milano e Brescia all'epoca delle indagini su Di Pietro. Con la sola differenza che all'epoca si chiamava Gico l'organo che fece quelle attività, adesso si chiama Ros, ma sostanzialmente non è cambiato nulla.In ultima analisi dico che io sono comunque fiducioso nella giustizia. Hanno cercato di mettermi tutti contro, hanno cercato di dire ad esempio, nel momento in cui c'era un rapporto di collaborazione con la procura di Milano anche fra de Magistris e la procura di Milano, un'amicizia personale fra de Magistris e Spataro, che siano stati acquisiti i tabulati di Spataro. Assurdo! Non è mai esistita un'ipotesi del genere. Nemmeno per idea! Come si fa a togliere a de Magistris l'appoggio della magistratura associata? Diciamo che ha preso i tabulati di Spataro. Come si fa a mettere il Csm contro de Magistris? Diciamo che ha preso i tabulati di Mancino.Adesso i Ros dicono che nei tabulati che io ho preso ci sono, non so quante utenze del Consiglio superiore della magistratura. Non abbiamo acquisito tabulati del Consiglio Superiore della Magistratura, sono i signori magistrati di cui abbiamo acquisito i tabulati, e quelli sì, li abbiamo acquisiti di alcuni magistrati tra cui alcuni della procura nazionale antimafia ben precisi, due, solo due, che hanno contatti col Consiglio Superiore della Magistratura.Ha inquisito il Quirinale! Ma quando mai? Se però qualcuno dal Quirinale ha chiamato o è stato chiamato dai soggetti di cui ci siamo occupati validamente, bisogna vedere chi dal Quirinale ha avuto contatti con queste persone, ma io non ho acquisito i tabulati del Quirinale. A parte che se fosse stato fatto, sarebbe stata attività assolutamente legittima perché, sia chiaro, le indagini in Italia non si possono fare solo nei confronti dei tossici e magari che siano pure extracomunitari, oppure quelli che sbarcano a Lampedusa nei confronti dei quali è possibile fare di tutto, compresa la creazione dei lager.La legge è uguale per tutti. Tutti siamo sottoposti alla legge! Perché sia chiaro. Questo lo devono capire. Nel momento in cui a questi signori li si osa solo sfiorare da lontano, pure con una piuma, questi signori si ribellano e distruggono lutte le persone che hanno solo il coraggio di fare il proprio lavoro.Gli italiani questo l'hanno capito. E hanno capito che questo dottor Genchi di cui hanno detto le cose peggiori di questo mondo... e io adesso pubblicherò tutti i miei lavori, dal primo sino all'ultimo, pubblicherò tutte le sentenze della Corte di Cassazione, delle Corti d'Appello, delle Corti di Assise, dei tribunali che hanno inflitto centinaia e centinaia e centinaia di anni di carcere col mio lavoro.Ma le sentenze di cui io sono più orgoglioso non sono le sentenze di condanna, ma sono le sentenze di assoluzione! Sono quelle persone ingiustamente accusate per i lavori sbagliati, anche fatti dal Ros, che sono state assolte grazie al mio lavoro e che rischiavano l'ergastolo! E che erano in carcere. Persone arrestate perché avevano pure sbagliato l'intestatario di una scheda telefonica. E adesso questi stessi signori vengono ad accusare me di avere fatto lo stesso lavoro che loro... ma non esiste completamente!Tutte queste fandonie e tutta una serie di stupidaggini messe insieme che sono state superfetate persino in un organismo che è il Copasir! Che si deve occupare dei servizi della vigilanza sulla sicurezza, non sui consulenti e sui magistrati che svolgono l´attività sui servizi di sicurezza! Noi abbiamo trovato delle collusioni di appartenenti ai servizi di sicurezza, con delle imprese che lavorano per i servizi di sicurezza, che lavorano nel campo delle intercettazioni, che costruiscono caserme con appalti dati a trattativa privata per milioni di euro, noi stavamo lavorando su quello! Stavamo lavorando su quello e ci hanno bloccato perché ci avevano le mani in pasta tutti loro! Questa è la verità.Questa è la verità e adesso mi hanno pure dato l'opportunità di dirla perché essendo indagato io non sono più legato al segreto perché mi devo difendere! Mi devo difendere con una procura che non ci azzecca nulla con la competenza, la procura di Roma, mi difenderò alla procura di Roma.Però sicuramente la verità verrà a galla! E non ci vogliono né archivi né dati perché sono tre o quattro cose molto semplici. Le intercettazioni di Saladino utili saranno una decina, quando fu intercettato prima che de Magistris iniziasse le indagini, ma sono chiarissime! E l'attacco che viene fatto nei miei confronti parte esattamente dagli stessi soggetti che io avevo identificato la sera del diciannove luglio del 1992 dopo la strage di via D'Amelio, mentre vedevo ancora il cadavere di Paolo Borsellino che bruciava e la povera Emanuela Loi che cadeva a pezzi dalle mura di via D'Amelio numero diciannove dov'è scoppiata la bomba, le stesse persone, gli stessi soggetti, la stessa vicenda che io trovai allora la trovo adesso!Ancora nessuno ha detto che io sono folle. Anzi, sarò pericoloso, terribile ma che sono folle non l'ha detto nessuno. Bene allora quello che io dico non è la parola di un folle perché io dimostrerò tutte queste cose. E questa è l'occasione perché ci sia una resa dei conti in Italia. A cominciare dalle stragi di via D'Amelio e dalla strage di Capaci. Perché queste collusioni fra apparati dello Stato, servizi segreti, gente del malaffare e gente della politica, è bene che gli italiani comincino a sapere cosa è stata."

venerdì 20 febbraio 2009

Il caso Mills e l'anomalia italiana.

di Alexander Stille
«Allora, fammi capire – mi ha scritto un mio collega giornalista americano – viene condannato per corruzione il coimputato del primo ministro ma si dimette il capo dell´opposizione. Che strano Paese, l'Italia».
Poi, mi chiama più tardi un'altra collega americana che chiede, «ma è possibile che non avrà conseguenze gravi la condanna di David Mills?».«Dopo tutto – aggiunge – se Berlusconi non avesse fatto passare il Lodo Alfano sarebbe stato condannato anche lui? Come spieghi il fatto che cose di questa gravità passano come se nulla fosse?».
Prima, ricapitoliamo i fatti principali. Nel febbraio 2004, David Mills, l´avvocato britannico di Berlusconi che si occupava dei conti "off-shore" della Mediaset, i conti cosidewtti "very discreet," per operazioni finanziarie segrete e forse illegali, mette penna su carta. Impaurito dalla possibilità di essere colto in fallo con un pagamento di 600.000 dollari non dichiarato al fisco inglese, decide di spiegarne l´origine al suo fiscalista. Spiega che i soldi erano un regalo o un prestito a lungo termine per il silenzio nei vari processi di Berlusconi che chiama sempre B. o Mr. B.Il fiscalista, per non essere complice di un reato, passa la lettera alle autorità britanniche, le quali a loro volta, informano la magistratura italiana. Quindi, il processo nasce non da una caccia alle streghe dei giudici italiani ma da una comunicazione di un reato denunciata nel Regno Unito alla quale la magistratura ha dovuto rispondere. Mills conferma ai magistrati italiani il contenuto della sua lettera. Solo in un momento successivo, quando si accorge forse di essere in guai ancora più gravi, ritratta le sue dichiarazioni e dice di aver avuto i soldi da un´altra parte. Evidentemente il tribunale di Milano ha trovato più convincente la prima versione e l´ha condannato. Nel processo originario, Berlusconi era coimputato con Mills e con buona probabilità, dato l´esito del processo, sarebbe stato condannato anche lui se il suo governo, con grande tempestività, non avesse varato il Lodo Alfano che protegge il primo ministro da qualsiasi processo penale durante il suo mandato.Che un caso così grave (un primo ministro che rischia la condanna per aver corrotto un testimone al fine di evitare, forse, altre condanne – falsando completamente il sistema giudiziario – e poi si toglie dai guai usando il Parlamento per farsi leggi ad personam) passi quasi inosservato, desta stupore e incredulità nel pubblico americano. Dopotutto, quando il governatore democratico dell´Illinois viene scoperto a promettere favori in cambio di denaro, viene espulso dall´assemblea sia dai democratici che dai repubblicani. Quando l´uomo scelto da Barack Obama per riformare la sanità americana, Tom Daschle, viene scoperto nei guai con il fisco, il presidente è costretto ad allontanarlo.Allora, come si spiega la mancanza di risposta in Italia?In parte, bisogna partire da lontano; con l´unità d´Italia, lo Stato visto come un´imposizione; l´abitudine di guardare la legge con sospetto come strumento di potere, evitata dai potenti, interpretata per gli amici e applicata ai nemici. Ma questo è solo lo sfondo, non spiega tutto.Ricordiamoci, l´opinione pubblica era massicciamente a favore della magistratura ai tempi dell´inchiesta Mani Pulite quando Berlusconi è sceso in campo. Ma in un paese normale, non avrebbe mai potuto farlo essendo ancora proprietario di tre grandi reti televisive. Sarebbe stato messo fuori gioco dai soldi a Craxi, dalle tangenti alla Guardia di Finanza, anche se i processi non hanno portato a condanne. O dal caso Previti: per conto di chi l´avvocato Previti ha corrotto il magistrato Renato Squillante? O dal caso Dell´Utri: per chi ha lavorato Marcello Dell´Utri in tutti gli anni in cui ha intrattenuto rapporti con esponenti importanti della mafia? Si potrebbe andare avanti per molti paragrafi.Ma ovviamente, la risposta è più complessa. Una delle più grandi prestazioni di Berlusconi (se le possiamo chiamare cosi) è di aver sistematicamente smantellato Mani Pulite. Per ogni guaio giudiziario del Cavaliere e della Mediaset, partiva un attacco feroce contro i giudici. Venivano fatte sistematicamente delle accuse gravissime – che andavano dalla corruzione all´assassinio, contro Di Pietro, Borrelli, Caselli, contro altri magistrati di punta come Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo. E poi i vari casi Mitrokhin e Telekom con le accuse di megatangenti a Romano Prodi e Piero Fassino. Il fatto che queste accuse siano tutte crollate non importa. Creava l´apparenza, falsa, di un´equivalenza morale. Così fan tutti.La raffica di accuse e contro-accuse crea una tale confusione che l´elettore medio ha deciso di non tenere conto delle questioni giudiziarie e morali. La retorica antipolitica di Berlusconi ha aggravato il già diffuso cinismo degli italiani da cui trae beneficio politico. Con abilità brillante, riesce a governare il paese per anni in una fase di netto declino ma riesce a presentarsi come l´uomo dell´opposizione alla politica. Peggio va, meglio è per lui, un sistema perfetto – per ora.In tutto questo ha un ruolo estremamente pesante il mondo dell´informazione. Appariva in prima pagina e all´inizio dei telegiornali la conferenza stampa in cui Berlusconi ha dichiarato, cimice in mano, di essere stato spiato – il delitto politico più grave dopo il Watergate. Ma la notizia che era tutta una bufala è stata riportata come una notizietta.Ho suggerito un piccolo esame alla mia collega americana che chiedeva perché il caso Mills non avrebbe inciso nel dibattito italiano: vediamo se il Tg1 o il Tg2 riportano o citano la lettera di David Mills, la pistola fumante del processo. Qualsiasi resoconto del processo avrebbe l´obbligo di spiegare su quale base un tribunale della Repubblica ha condannato qualcuno di un reato molto grave. Se c´è un´informazione libera in Italia i tg menzioneranno almeno l´esistenza della lettera. Ma i due grandi Tg della Rai hanno sepolto la notizia con dei brevi servizi in mezzo al programma e nessuno ha spiegato sulla base di quali prove è stato condannato l´avvocato Mediaset. Ho saputo che il servizio ha rischiato addirittura di non esserci. La sede di Milano della Rai non ha neppure mandato una troupe al tribunale per fare un servizio. Hanno spiegato i dirigenti che senza Berlusconi come imputato non aveva nessuna importanza nazionale, aggiungendo figuriamoci dopo i risultati in Sardegna. Solo dopo la protesta dei giornalisti e il loro sindacato – e per evitare uno scandalo – si è fatto qualcosa, ma a quell´ora la Rai ha dovuto comprare il filmato da una troupe privata.Ormai i giornalisti dei tg sono talmente condizionati che diventa prassi normale tacere su notizie imbarazzanti o sgradevoli. Berlusconi ha detto un giorno a Marcello Dell´Utri: "Non capisci che se qualcosa non passa in televisione non esiste? E questo vale per i prodotti, i politici e le idee." E´ anche per questo che in Italia il caso Mills non esiste o quasi.

antimafiaduemila

mercoledì 18 febbraio 2009

Italia, VERGOGNATI!




Questo individuo,il cap. Arcangioli si allontana con in mano la borsa di Paolo Borsellino contenente l'Agenda Rossa del Giudice, che ha rubato. Oggi la cassazione ha respinto il ricorso contro l'archiviazione del processo sull'agenda rossa, ha quindi assolto questa persona, la cui colpevolezza è evidente....Queste persone, queste Istituzioni mi fanno schifo. La Cassazione che dovrebbe esser garante della legge, della Giustizia e che invece si presta a meschini e squallidi giochi di potere,di patti, segreti che piegano,straziano questo paese.E questo accade da molto tempo ormai,senza che nessuno batta ciglio.Ma dov'è la gente?Cosa fa?Dovrebbe esser riversa nelle piazze, davanti alla Cassazione a difendere il "suo Giudice" che per l'ennesima volta viene colpito,ferito da quello stato per cui lui ha lottato fino all'ultimo,quello stesso stato che lo ha tradito, lo ha ucciso fisicamente, che gli ha voltato le spalle.... lo stesso cui Paolo con estremo atto d'amore gli ha donato la sua vita...E come è stato ricompensato? Nel modo peggiore, uno stato che si è fuso con la mafia,che non ha più alcuna credibilità,che ha distrutto la dignità, la memoria di questo paese,uno stato colluso,traditore,infame. Uno stato che per me da oggi non ha alcun significato,come le persone che lo governano e a cui non riesco che augurare il peggio.Hanno ferito il mio Giudice ancora una volta e io non li perdono,sono incazzata e gli prometto che la pagheranno,che anche per loro arriverà il conto e pagheranno per tutto il male che hanno e continuano a fare, non avrò pace fino a che non li vedrò marcire in galera.Il mio pensiero va adesso a Paolo, sperando che non veda quanto in basso sia caduta la sua Italia, la sua Sicilia,che non senta l'ennesima ferita inflitta... Paolo, non siamo degni di un uomo come te,perdonaci. Perdonaci per tutte quelle volte che non ti abbiamo difeso come avremmo dovuto, per tutte quelle volte che abbiamo permesso che si attentasse al tuo impegno, perdonaci se ci sottomettiamo a coloro che ti hanno ucciso fisicamente, perdonaci se abbiamo loro permesso di governare questo paese, perdonaci se la rabbia della gente dopo quel maledetto 19 luglio anzichè trasformarsi in lotta e riscatto è andata via via sbiadendo....perdonaci Paolo, perdonaci.... Siamo piccoli uomini...Paolo ti prometto però che io mai dimenticherò,che mi impegnerò affinchè ti venga resa giustizia, affinchè questo divenga il bellisssimo paese che tu sognavi, affinchè questi criminali vengano smascherati... Paolo io ti difenderò,perchè non posso sopportare che continuino a farti del male quando dovrebbero solo vergognarsi.... Paolo ti voglio bene!!
DALLA PREGHIERA LAICA DI ANTONINO CAPONNETTO AI FUNERALI DI PAOLO BORSELLINO"Ma io vorrei dire a questo grande uomo, diletto amico, che non e' solo, che accanto a lui batte il cuore di tutta Palermo, batte il cuore dei familiari, degli amici, di tutta la Nazione. Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto fino al sacrificio dovra' diventare e diventera' la lotta di ciascuno di noi, questa e' una promessa che ti faccio solenne come un giuramento".Te lo prometto Paolo.Valentina

19 luglio 2009


Buona giornata a tutti,volevo informarvi di una grande manifestazione che si sta organizzando per il 19 luglio 2009. luogo di ritrovo sarà la via d' amelio a palermo, in cui tutti andremo con in mano un agenda rossa.: un agenda simbolo dei segreti su cui si fonda la nostra repubblica e i suoi equilibri.L' agenda rossa fu sottratta dalla borsa di Paolo Borsellino pochi istanti dopo la strage. Quest' agenda gli fu regalata dall'arma dei carabinieri, Paolo la portava sempre con sè e vi annotava tutto.Noi NON DIMENTICHIAMO e manifesteremo per chieder che venga fatta Giustizia, che si resa la Verità agli italiani.per questi motivi e molti latri ancora vi chiedo di partecipare alla manifestazione. Dobbiamo essere in tantissimi, dovrà esser una manifestazione memorabile!! Ooltre che a Palermo, si organizzaranno delle manifestazioni parallele davanti ai più importanti palazzi di giustizia italiani, in modo tale da poter consentire a tutti di esser parte della manifestazione, seppur non a Palermo.detto ciò invito mcoloro che vorranno partecipare ad iscriversi al seguente gruppo: http://www.facebook.com/profile.php?id=1381335051&ref=profile#/group.php?gid=59930493899&ref=nf all'interno del gruppo troveranno i seguenti eventi associati: )CHI POTRA' ARRIVARE AUTONOMAMENTE A PALERMOhttp://www.facebook.com/event.php?eid=49969814434 2)CHI VUOLE ESSERE A PALERMO MA NON SA COME ARRIVARCI(QUINDI DEVE LASCIARE UN MESSAGGIO IN BACHECA PER DIRE LA CITTA' MAGARI LA PIU' GRANDICELLA PER CHI ABITA UN PO FUORI)COSI' POSSIAMO COMINCIARE AD ORGANIZZARCI CON I PULLMAN O ALTRO(POTRESTE SEMPRE INDICARE TRA PARENTESI LA MODALITÀ' DI PARTENZA PERCHE' ALCUNI HAN PARLATO DI AEREO.http://www.facebook.com/event.php?eid=55793537055 3)CHI POTRA'ESSERE PRESENTE DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI BOLOGNAhttp://www.facebook.com/event.php?eid=50881942495 4)CHI POTRA' ESSERE PRESENTE DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI MILANOhttp://www.facebook.com/event.php?eid=67434940585 5)CHI POTRA' ESSERE DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI FIRENZEhttp://www.facebook.com/event.php?sid=c0ccb2ed1cc394ab1923c984213718ea&eid=50259799774 6)CHI POTRA' ESSERE PRESENTE DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI GENOVAhttp://www.facebook.com/event.php?eid=129613325371 7)CHI POTRA' ESSERE PRESENTE DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI ROMAhttp://www.facebook.com/event.php?eid=128259905017 8)CHI POTRA' ESSERE PRESENTE DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI REGGIO CALABRIAhttp://www.facebook.com/event.php?sid=7877ebf8ac910bea954509cb4c5e1cbc&eid=127972550051 9)CHI POTRA' ESSERE PRESENTE DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI NAPOLIhttp://www.facebook.com/event.php?eid=64860623000 10)CHI POTRA' ESSERE DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI BARI.http://www.facebook.com/event.php?eid=64490233136 11)CHI POTRA' ESSERE DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI TORINOhttp://www.facebook.com/event.php?eid=50714758322 Vi invito ad aderire solo ad uno degli eventi. Per chi volesse venire a Palermo è importante che indichi anche il luogo di partenza,possibilmente una grande città vicina, ed eventuale mezzo gradito per giungere a Palermo in modo tale da poterci consentire di organizzarci con pullman e treni.per far ciò occorre che le adesioni certe vengano date con largo anticipo.Per chi manifesterà davanti a uno dei palazzi di giustizia italiani il programma verrà in seguito divulgato il programma.Vi invito inoltre a diffondere e invitare più persone possibile a tale manifestazione. Grazie per l'attenzioneValentina.

Morte della Giustizia.


di Salvatore Borsellino

Mi è arrivata in questo momento una notizia alla quale la mia mente si rifiuta di credere. Sono ormai abituato nei 17 anni che sono passati dall'assassinio di Paolo a continuare a vederlo ripetutamente massacrato da tutte le volte che è stata negata la giustizia per quella strage. Da tutte le volte che delle indagini sono state bloccate, che dei processi sono stati archiviati nel momenmto in cui arrivavano ad essere indagatii i veri autori di quella strage, i veri assassini di Paolo e dei ragazzi della sua scorta. I veri assassini : quelli che hanno procurato l'esplosivo di tipo miltiare necessario per l'attentato, quelli che dal castello Utveggio hanno premuto il pulsante del telecomando che ha provocato l'esplosione, quelli che in una barca al largo del golofo di Palermo attendevano la comunicazione dell'esito dell'attentato, quelli che si sono precipitati sul luogo dove le macchine continuavano a bruciare, calpestando i pezzi di quei cadaveri e camminando nelle pozzanghere formate dal sangue di quei ragazzi per potere prelevare l'agenda rossa di Paolo e insieme ad esse le prove della scellerata trattativa tra mafia e Stato. Quella trattativa per portare avanti la quale Paolo doveva essere eliminato, ed eliminato in fretta. Credevo di essere ormai abituato a tutto di riuscire a resistere a qualsiasi disillusione, a qualsiiasi venire meno della speranza di ottenere Giustizia, ma questa volta il colpo è troppo forte, questa volta non so se riuscirò a reggerlo.Il ricorso presentato in Cassazione dalla Procura di Caltanissetta, retta da Sergli Lari, a fronte della sentenza di assoluzione emanata dal GUP nei cofronti del Cap.Arcangioli era inoppugnabile. Quella sentenza grida vendetta sia per quanto riguarda la forma giuridica che la sostanza. Basta guardare, nelle fotografie e nei video, il Cap. Arcangioli. Si vede un uomo che si allontana dalla macchina con il suo bottino tra le mani per consegnarlo a chi gli ha ordinato di sottrare quella preziosa testimonianza autografa dello stesso Paolo suoi motivi del suo assassinio. Basta questo per capire che non possono essere in alcun modo accettae le motivazioni addotte dallo stesso Arcangioli per giustificare le innumerevoli e discordanti versioni date per giustificare le sue presunte amnesie sulle persone alle quali quella borsa era stata consegnata. Per riapparire poi, due ore dopo la sua scomparsa, sul sedile posteriore della macchina blindata di Paolo ma vuota del suo prezioso contenuto. Quell'uomo che si allontana dalla macchina a passo spedito, guiardandosi intorno con espressione sicura per verificare se quqlcuno lo sta osservando non è un uomo sconvolto, è un uomo sicuro di se e a cui non importa se è fatto di sangue e di pezzi di carne il terreno su ciui cammina. E' un uomo che sta compiendo una azione di guerra e deve portarla a termine. E se così non fosse, se il Cap. Arcangioli fosse innocente e non fosse lui ad avere sottratto quella agenda gli dovrebbe allora essere data la possibilità di difendersi in un pubblico dibattimento, di difendersi davani all'opinone pubblica da un'accusa così infamante con la stessa visibilità che è stata data ai processii dei coniugi di Erba, di Meredith, della Franzoni o alla pretesa agonia mediatica di un povero corp morto ormai da 17 anni come quello di Eluana. Ma la Giustizia in Italia è ormai marcia. Sono stati eliminati senza bisogno di tritolo quei giudici che hanno usato avvicinarsi ai fili scoperti della corruzione del sistema di potere. Sonoi stati intimoriti gli altri magistrati con gli esempi di provvedimenti disciplinari inauditi e di espulsioni dalla Magistratura. Provvedimenti ed espulsioni decretati per giudici che cercavano soltanto di ottemperare al giuramento prestato allo Stato al momento di intreprendere il loro servizio allo Stato. Quello Stato in cui avevano creduto e per servire il quale Paolo è stato ucciso.Si è ormai arrivati alla fase finale. Per legge si proclama che il nero è bianco e che la realtà non è quella che vediamo. è quella che DOBBIAMO vedere.LA GIUSTIZIA E' MORTA.

Mills di questi giorni - Travaglio

di Marco TravaglioPer il Tribunale di Milano l'avvocato David Mills, ex consulente della Fininvest di Berlusconi, è stato corrotto con 600 mila dollari provenienti dalla Fininvest di Berlusconi per testimoniare il falso in due processi a carico di Berlusconi. Notizia davvero sorprendente, visto che Mills aveva confessato tutto in una lettera al suo commercialista (“ho tenuto Mr B. fuori da un mare di guai nei quali l’avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo”) e poi alla Procura di Milano. Mistero fitto sul nome di Mr.B, cioè del corruttore. Il sito del Corriere, attanagliato da dubbi atroci, titola: “I giudici di Milano: Mills fu corrotto”. Da chi, non è dato sapere. Labili indizi, secondo voci di corridoio, condurrebbero a un nano bitumato, che poi era l’altro imputato nel processo, ma è riuscito a svignarsela appena in tempo con una legge incostituzionale, dunque firmata in meno di 24 ore dal Quirinale nell’indifferenza della cosiddetta opposizione. Ora Mills dichiara: “Mi è stato raccomandato di non fare commenti”. Da chi, è un mistero. Purtroppo l’ignoto raccomandatore s’è scordato di tappare la bocca anche ai suoi innumerevoli portavoce, che han commentato la sentenza come se avessero condannato lui: “Condanna politica e a orologeria”. Anche la Rai s’è regolata come se la condanna riguardasse il padrone, cioè il premier: infatti non ha inviato nemmeno una videocamera amatoriale a riprendere la lettura della sentenza. Uomini di poca fede: non han capito che Berlusconi non c’entra, che Mills s’è corrotto da solo. Infatti, subito dopo la sentenza, non s’è dimesso il presidente del Consiglio. S’è dimesso il capo dell’opposizione.(Immagine di Roberto Corradi)

Non c'è pace senza Giustizia!


Si avvicina il 17° anniversario della strage di Via D'Amelio, 17 lunghi anni nel corso dei quali si sono alternati in me sentimenti assolutamente contrastanti.Prima l'esaltazione per quella che sembrava essere la reazione della coscienza civile a fronte di quelle due stragi così terribili e così riavvicinate.Quella reazione che aveva portato la gente, ai funerali dei ragazzi di Paolo, a cacciare a spintoni, a pugni, a schiaffi, tutti i politici che si disputavano i primi posti davanti a quelle bare. I primi posti, la dove potevano essere meglio ripresi dalle televisioni accorse da tutto il mondo per un evento così tragico come l'assassinio di due giudici, che tutto il mondo conosceva, a distanza di soli 57 giorni...Non importava che quelle bare fossero quasi vuote, non importava che le madri, i padri, i fratelli di quei ragazzi dovessero stare dietro a quella fila di avvoltoi con le loro facce compunte da occasione. Erano quelle stesse madri a cui la madre di Paolo aveva voluto baciare le mani una per una dicendo loro che avevano dato la vita dei loro figli per suo figlio. Ma per quegli avvoltoi quelli erano solo carne da macello, da mandare, indifesi, a far da scorta ad un giudice indifeso, anzi ad un giudice posto volutamente sotto l'obiettivo dei suoi assassini. Carne da macello per cui perdere il tempo di una messa, di un funerale, e poi da dimenticare, al massimo con la ricompensa, per chi aveva avuto la fortuna di morire, di una medaglia d'oro alla memoria. E di un indennizzo, come se si potesse indennizzare la perdita di un figlio, di un fratello, mandato a morire solo perché, per i "superiori interessi dello Stato", si era deciso che con quello che prima era il nemico da combattere si doveva invece ora trattare, stabilire una modalità di convivenza e di spartizione del potere.Ma nonostante un cordone di 4000 poliziotti fatti venire apposta da fuori della Sicilia perché nessuno dei compagni di quei ragazzi si sarebbe prestato a farlo, quei poliziotti non avevano potuto, o non avevano voluto, fare da schermo a chi non meritava di essere difeso e quel funerale stava per trasformarsi in un linciaggio.Poi i funerali di Paolo, con la gente che si accalcava, che cercava almeno di toccare la bara del suo giudice, che gridava "Paolo, Paolo, Paolo" con un urlo unico, continuato che faceva paura a chi doveva fare paura e che riempiva invece di speranza i cuori delle persone oneste. Che faceva credere che quel sogno per cui Paolo era morto si potesse ora realizzare grazie a quella massa di gente che dopo la morte di Paolo aveva trovato la forza di ribellarsi.Poi i lenzuoli, appesi ai balconi di Palermo, quei lenzuoli che volevano dire "io, che abito qui, con questo nome, con i miei figli, con la mia famiglia, non ho paura di questi criminali e voglio combatterli, Paolo mi ha dato il coraggio di farlo".Sembrava una promessa, la promessa di realizzare tutti insieme quel sogno per cui Paolo e i suoi ragazzi avevano dato la vita.Poi la illusoria risposta dello Stato, i detenuti per mafia trasportati a Pianosa e all'Asinara, il 41 bis, le leggi speciali. Illusioni, solo illusioni.Non c'è mai stata in Italia una volontà autonoma dello Stato di combattere la criminalità organizzata e questa lotta è sempre venuta sulla spinta di singoli settori dello Stato, di singoli uomini, magistrati, poliziotti, giornalisti, sindacalisti, che proprio per la loro solitudine sono stati additati alla vendetta di chi poteva così ben credere che eliminando loro quella reazione dello stato si sarebbe affievolita fino a spegnersi, o sino alla prossima strage. E con le stragi, da Portella della Ginestra in poi, sono stati pilotati gli equilibri politici in Italia, stragi di Stato. Stragi senza movente apparente, senza mandanti inchiodati alle loro responsabilità, solo qualche volta con degli esecutori processati e condannati. Ai quali però i tanti depistaggi e le complicità all'interno dei servizi deviati dello Stato sono spesso riusciti ad assicurare dorate latitanze in paesi lontani.Poi i collaboratori di giustizia, i processi. Uno di questi, Scarantino, che si autoaccusa del furto dell'auto che venne imbottita di tritolo, poi ritratta, poi riconferma ancora. Arrivano le condanne e gli ergastoli per i vertici dell'associazione mafiosa e per i tanti che hanno collaborato all'organizzazione della strage. Ma manca qualcosa. Non si sa, o non si vuole sapere, da dove è stato azionato il detonatore che ha innescato l'esplosione in Via D'Amelio, non si sa, o non si vuole sapere chi, a quale organizzazione appartenesse, chi lo ha azionato, non si sa o non si vuole sapere da dove sono partite tutte una serie di telefonate da cellulari clonati e in uso sia a componenti della criminalità organizzata che ad appartenenti a dei servizi dello Stato che, solo per carità di patria, possiamo chiamare deviati.C'è chi lo sa e, grazie alla sue tecniche avanzatissime e al software da lui stesso sviluppato e di cui dispone è in grado di dimostrarlo in base soltanto all'incrocio di dati prelevati da tabulati telefonici. Non da intercettazioni, ma dai dati relativi al semplice traffico telefonico ed alle celle che hanno gestito questo traffico. Si chiama Gioacchino Genchi, un vicequestore della polizia in aspettativa, che ha collaborato con le procure di tutta Italia e le cui consulenze hanno permesso di assicurare alla giustizia centinaia di criminali. Ma proprio per questo, per queste sue capacità, deve essere eliminato. Eliminato non con il tritolo, ma come si fa oggi, con metodi che non richiedono poi la necessaria reazione dello Stato per tacitare l'opinione pubblica. Con gli stessi metodi che sono stati adoperati per Luigi De Magistris, per Clementina Forleo, Luigi Apicella, cioè con la delegittimazione, con la condanna da parte di un CSM ormai asservito ed organico al potere e la rimozione dall'incarico e dalle funzioni. Cioè con la morte civile, con un metodo talmente ignominioso che oggi mi fa pensare che è meglio che Paolo sia stato ucciso con il tritolo piuttosto che in questa maniera. Se si fossero seguite le intuizioni di Genchi, che due ore dopo la strage del 1992 andò a bussare alla porta del Castello Utveggio per identificare le numerose persone che quel pomeriggio, un pomeriggio di domenica, vi si trovavano oggi i mandanti di quella strage sarebbero in carcere piuttosto che occupare le più alte posizioni nelle gerarchie istituzionali. Ma quei processi non sono stati fatti e non si devono fare ed è per questo che Gioacchino Genchi deve essere eliminato e non per un fantomatico archivio illecito che non esiste, composto infatti solo da tabulati telefonici legittimamente acquisiti su incarico delle procure e poi restituiti alla conclusione delle indagini ad essi relativi. Gli assassini o i loro complici hanno pensato a tutto, a quasi tutto, hanno pensato a proibire o rendere impossibili le intercettazioni ma hanno dimenticato un particolare, quello che può essere rivelato dalla tracciatura del traffico telefonico, ed ora sono costretti a uscire allo scoperto e ritornare sulla scena del delitto per fare sparire anche questa ultima traccia dimenticata. O almeno la possibilità di utilizzarla.
Si sa chi ha prelevato la borsa di cuoio di Paolo dalla sua macchina ancora in fiamme. Si sa perché esistono delle fotografie che lo ritraggono mentre si allontana tranquillamente con quella borsa in mano, ma non si sa, o non si vuole sapere, a chi ha consegnato quella borsa e da chi è stata sottratta l'Agenda Rossa che vi era contenuta. Una agenda nella quale Paolo annotava tutte le confessioni dei collaboratori di giustizia, le rivelazioni sulle infiltrazioni della criminalità organizzata all'interno dello Stato e le sue riflessioni di quei giorni tremendi in cui continuava a dire "devo fare in fretta, devo fare in fretta". In fretta, perché sapeva che sarebbe stato ucciso anche lui. Si sa, ma non si deve sapere, chi erano "alfa" e "beta", due nomi ai quali fa riferimento Paolo in un’ intervista fatta con due giornalisti francesi poco prima di essere ucciso e che è quasi un testamento, un messaggio a futura memoria, ma che proprio per questo non può essere vista, non deve essere vista, se non da quelli che caparbiamente la vanno a cercare su quello che ci è rimasto come ultimo baluardo di libertà in Italia: la rete. E su quello che non si sa, che non si può sapere, che non si deve sapere, i processi non riescono ad andare avanti, vengono bloccati, vengono depositate delle richieste di archiviazione con le quali gli stessi PM che stavano conducendo le indagini non sono d'accordo ma che vengono forzate da capi delle procure messi nel posto giusto al momento giusto o perché si trovassero in quel posto al momento giusto. E i giudici che vogliono arrivare sino in fondo, quelli che vogliono arrivare alla verità che non si deve sapere sono costretti a trasferirsi. Si sa che Paolo il 1° Luglio del 1992, mentre interrogava Gaspare Mutolo, fu chiamato dal ministro Mancino al Viminale, si sa perché fu lui stesso a dirlo, disse: "Mi ha telefonato il ministro, manco due ore e poi torno". Si sa perché la sera annotò sulla sua agenda grigia nella pagina di quel giorno, alle ore 19:30 un nome: Mancino. Si sa perché il procuratore Aliquò lo accompagnò sin sulla porta e lo vide entrare nella stanza del ministro. Si sa. Ma non si deve sapere, non si deve sapere di come Paolo sia rimasto sconvolto dalla comunicazione che doveva fermare le sue indagini, i suoi colloqui con i pentiti, perché lo Stato aveva deciso di scendere a patti con la mafia. E allora, pur di non farlo sapere si ricorre a pretese amnesie, a puerili esibizioni di calendarietti vuoti, a sostenere ignobilmente di non conoscere Paolo Borsellino, un giudice il cui viso in quei giorni era noto a tutti gli italiani, ma non evidentemente al Ministro dell'Interno che non ricorda di avere stretto, tra tante altre, anche quella mano. Per anni, per sette lunghi anni a fronte del muro di gomma contro cui si scontrava la mia ricerca di Giustizia e di Verità non sono riuscito più a parlare non ho più trovato quella forza che mi spingeva a portare ai giovani, soprattutto i giovani, nei quali Paolo riponeva la sua fiducia nel futuro, come scrisse in una lettera nell'ultimo giorno della sua vita, il messaggio mio fratello. Poi, dopo un viaggio di 800 chilometri a piedi sino a Santiago, fatto idealmente insieme a lui, quando "il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità" che ormai ammorbava l'aria nel nostro paese mi ha fatto capire che mai più sarei riuscito a sentire quel "fresco profumo di libertà" che Paolo aveva sognato fino all'ultimo istante della sua vita, la rabbia che giorno per giorno cresceva dentro di me non mi permise più di tacere. Capii che le cose dovevano essere chiamate con il loro nome, che la gente non poteva non sapere, non poteva continuare a credere che Paolo fosse stato un servitore dello Stato ucciso dall'antistato, dalla mafia. Doveva sapere che quello che era avvenuto il 19 luglio del 1992 non era altro che una strage di Stato. La gente doveva sapere che non c'erano più, forse non c'erano mai stati Stato e antistato, ma l'uno era ormai così saldamente radicato all'interno dell'altro da averne corrotto ogni meccanismo, da renderli ormai indistinguibili. Il disegno che era già partito alla fine degli anni '80 e che aveva avuto come epilogo le stragi del '92 aveva fatto nascere una seconda Repubblica fondata sul sangue di quelle stragi. E una repubblica fondata sul sangue, nata da una scellerata trattativa tra mafia e Stato per cui delle vite avevano dovuto essere sacrificate, fondata su un disegno criminale, mantenuta in vita da chi sa e non parla, da chi è complice o ispiratore ed è divenuto intoccabile, non può che avere la terribile deriva verso cui siamo avviati. Uno Stato in cui la giustizia viene imbavagliata o asservita al potere, in cui si vilipende la Costituzione e se ne disattendono i dettami, in cui si fa scempio della divisione dei poteri che ne costituisce il cardine, in cui si scatenano volutamente dei conflitti istituzionali senza precedenti, si pretende di governare liberi da ogni vincolo e da ogni controllo, si pretende di concentrare nel potere esecutivo ogni altro potere, si cancellano le decisioni della magistratura e si scatena un conflitto col capo dello Stato al solo scopo di consolidare il proprio potere anche se questo significa ferire nel profondo del proprio animo un padre, uno come potrebbe essere uno qualsiasi di noi che ha preso l'unica decisione che poteva prendere per rispetto della persona che un giorno era stata sua figlia. Oggi questa rabbia che ogni giorno mi cresce dentro e che non mi permette più di provare delusioni e subire scoraggiamenti, è quella che mi tiene vivo. E pure a fronte dello stesso muro di gomma contro il quale continuano a rimbalzare i miei colpi, oggi dai tanti sprazzi di luce che ogni tanto illuminano la scena di quella strage e ne delineano in qualche maniera i contorni, non è morta dentro di me la speranza che, se non io, i miei figli, tutti i giovani di oggi a cui è stato sottratto quella persona così semplice e così grande quale era Paolo Borsellino, possano arrivare a vedere vincere la Giustizia e conoscere la verità. E' vero, la nostra Repubblica non è mai stata così vicina all'orlo di un baratro di cui non si conosce il fondo, ma tra i giovani ci sono tante forze vive che non si faranno soggiogare come purtroppo ha fatto la mia generazione, non accetteranno di essere un popolo di schiavi e di servi che accettano di essere tenuti con la testa bassa sotto il tacco di chi sta sovvertendo i fondamenti della nostra Repubblica. Oggi, sulle tenebre che ancora avvolgono la strage di Via D'Amelio, dei lampi di luce riescono a fare meglio intravedere quello che ancora non si era mai riuscito a vedere. Se le rivelazioni di un nuovo collaboratore di giustizia, Spatuzza, non portano nessun elemento nuovo tanto da far credere che Scarantino non fosse altro che un cavallo di troia introdotto nel processo di quella strage proprio per potere poi arrivare ad una revisione, il "processo nascosto", quello che si sta svolgendo a Palermo e in cui sono imputati Mori o Obinu può portare, grazie alle rivelazioni fatte da Massimo Ciancimino, il figlio di Don Vito, dei fondamentali elementi di verità. In particolare sul fatto che la "trattativa" ci fu, Massimo Ciancimino ne è addirittura testimone oculare e parte attiva come corriere del padre, che iniziò dopo la strage di Capaci e non dopo la strage di Via D'Amelio come hanno sempre sostenuto i Ros, e che Don Vito Ciancimino volle essere sicuro che ne fossero informate le Istituzioni ed al livello più alto, al livello del ministro dell'Interno: Mancino. Ora per lui, che fu assegnato a quel posto d'urgenza, spostando ad altro incarico il precedente ministro, Scotti, diventa sempre più difficile tacere. Io non avrò pace finche non sarà fatta Giustizia. E finché non sarà fatta Giustizia non darò pace a chi sa e non vuole ricordare, a chi è complice e non confessa, a chi è ispiratore o mandante e non può essere processato. SALVATORE BORSELLINO
L’editoriale che aprirà il nuovo numero di ANTIMAFIA Duemila in edicola a partire dalla prossima settimana

Il "caso Genchi" ... continuano le mistificazioni ...

di Gioacchino Genchi
Perché non dicono cosa c’è in quei tabulati e le ragioni per cui sono stati legittimamente acquisiti? Perché, anziché agitare a casaccio numeri e nomi di mere risultanze indirette di quelle acquisizioni, non fanno riferimento ai nomi (veri) dei soggetti coinvolti in quelle indagini (bloccate) ed ai fatti accertati?Io ho agito eseguendo disposizioni e direttive (legittime) sempre e solo da Pubblici Ministeri e Giudici della Repubblica italiana, nella pinezza delle loro funzioni giurisdizionali.Ogni numero, ogni lettera ed ogni virgola del mio lavoro è stata acquisita all’indagine di Catanzaro – come in ogni altro processo - affinché fosse sottoposta al vaglio dei Giudici (terzi) e delle parti.Con l’avocazione del procedimento al dr. Luigi de Magistris, con la revoca dell’incarico di consulenza tecnica e con il successivo trasferimento dei magistrati di Salerno (coi quali stavo collaborando nel tentativo di far luce su questa vicenda) hanno voluto in tutti i modi impedire che dei Giudici terzi potessero accertare la Verità, con riguardo a condotte e fatti gravissimi, che vedevano coinvolti uomini delle Istituzioni.Tutto quanto è accaduto e quanto sta accadendo – anche contro di me – serve solo ad impedire che si faccia Giustizia.La Procura della Repubblica di Roma, che ha anticipato ed ha confermato alla stampa la mia iscrizione nel registro degli indagati, ha secretato la mia iscrizione al Registro degli indagati quando mi sono permesso di chiederne conferma, per il tramite del mio difensore (l’avv. Fabio Repici, del Foro di Messina).Tutti hanno da tempo immemorabile notizia e copia del fantomatico rapporto dei ROS.Diversi giornali ne hanno riportato ampi stralci.Panorama – da sempre bene informato sull’attività dei Carabinieri di Catanzaro - ha pure pubblicato nell’ultimo numero che è in edicola la riproduzione grafica di alcune pagine del rapporto.Ho quindi chiesto copia del “rapporto del ROS” per difendermi da quelle accuse così tanto strumentali e fino ad oggi mi è stato opposto il segreto.Non vi pare che si tratti del segreto di Pulcinella?E’ ormai chiaro che, colpito il dr. Luigi de Magistris ed i magistrati di Salerno, io sono il testimone scomodo ed il capro espiatorio di questa vicenda.Siamo in presenza della più grande mistificazione mediatica e giudiziaria della storia della Repubblica. In questo momento mi sento come un vaso di coccio fra tanti vasi di ferro.A differenza di don Abbondio – però - io non ho affatto paura dei “bravi”.La mia coscienza di uomo libero ed indipendente, l’onestà del mio operato e la solidarietà di tanta – numerosissima - gente per bene, mi danno la forza per continuare a dare il mio contributo in tutte le sedi istituzionali, per l’affermazione della Verità.Ho giurato fedeltà alla Repubblica ed alla sua Costituzione.Obbedisco alle sue leggi e non mi arrenderò fino a quando sarò consapevole dell'esistenza di uno Stato di Diritto.Quando, da uomo dello Stato, avrò ultimato di dare il mio contributo ai magistrati di Salerno e di Catanzaro – che sono gli unici competenti ad occuparsi di queste indagini - chiederò di essere ricevuto dal Capo dello Stato, se mai dovesse accordarmi questa opportunità.In tutto questo poco c’entra la politica. E’ proprio il Capo dello Stato – nella qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura – che deve sapere quanto io non posso riferire ad alcuno, se non in sede giudiziaria e che non ho detto alla stampa.Quanto emerso dalle indagini di Catanzaro non ha alcuna attinenza col “segreto di Stato”. Si tratta di biechi affarismi, di chi si è preso gioco dello Stato per i propri tornaconti. Né più, né meno di quanto è accaduto a Milano, a Napoli e di quanto accade in ogni parte d’Italia, come ha finito di denunciare giorni fa il Procuratore Generale della Corte dei Conti.Per quello che è stato il mio lavoro – a servizio di magistrati onesti e coraggiosi – hanno tentato e stanno tentando di mettermi tutti contro. Da Armando Spataro a Gianni De Gennaro, da Amato a Marini, e tutta una sequela di persone per bene. Su tutti il Generale Nicolò Pollari, entrato nell’indagine di Catanzaro più o meno come Ponzio Pilato è citato nel Credo.Adesso ci hanno provato pure con il Procuratore Nazionale Piero Grasso, senza sapere (e nascondendo all’Italia), che la parte più importante dell’indagine di De Magistris - proprio prima che gli fosse avocato il procedimento “Why Not” - aveva preso le mosse da una sua vibrata denuncia, per fatti di inaudita gravità, che riguardano ben precisi magistrati calabresi, sui quali l’Ufficio del Pubblico Ministero di Catanzaro aveva competenza ad indagare.Di questo è testimone l’ex Procuratore Capo di Catanzaro, Mariano Lombardi che, essendo il più debole ed il meno protetto, è stato il primo a pagare il conto.Per adesso non posso aggiungere altro.Confermo la mia intenzione di rendere pubbliche le mie difese, ove il Procuratore della Repubblica di Roma non dovesse accogliere la eccezione di assoluta incompetenza funzionale e per territorio, che il mio difensore ha opposto con una articolata memoria.Gioacchino Genchi

Genchi: Giudicatemi dal mio operato e non dalle mistificazioni dei miei interessati detrattori

In questo momento in cui molti parlano di me e del mio lavoro, anche con cattiveria ed a sproposito, ritengo opportuno riportare nel mio blog la motivazione integrale della sentenza n. 6/2008 della Corte d’Assise di Catanzaro per i cruenti omicidi di Salvatore Blasco (consumato a Cutro il 22-03-2004) e di Antonio Dragone (consumato a Cutro il 10-05-2004).In quel procedimento penale ho svolto un’articolata consulenza tecnica per conto della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, egregiamente valorizzata dal Pubblico Ministero nella sua requisitoria e dalla Corte d’Assise di Catanzaro nella motivazione della sentenza emessa nel giudizio di primo grado.A parte le cattiverie e le mistificazioni di ben individuati soggetti appartenenti ad un reparto del ROS di Roma e di ben precisi magistrati (indagati dalla Procura della Repubblica di Salerno anche per gravi reati in mio danno), gradirei essere conosciuto e considerato dai tanti italiani onesti che mi sono vicini per il mio operato.La lettura di questa sentenza aiuterà a comprendere anche agli scettici in cosa consiste il mio lavoro.A parte il risultato processuale a cui ho dato il mio modesto contributo, mi rimane l’amarezza di una Giustizia che non ha avuto lo stesso corso allorquando si sono incrociati potentati, toghe e “colletti bianchi”.Oggi pago anche per questo: per la mia coerenza, per la mia ostinata determinazione e per la mia indipendenza nel credere e nell’affermare, nel mio modesto ruolo, i principi di una Giustizia Uguale per Tutti.Non mi arrenderò alle prepotenze ed ai tentativi di chi vuole imbavagliarmi.Lo debbo alla mia coscienza, all’onore del mio nome ed ai tanti che - anche col mio contributo - stanno espiando in carcere le conseguenze dei loro errori.Mi difenderò in tutte le sedi giudiziarie ed istituzionali contro chi ha ordito, per fini ignobili, una delle più gravi mistificazioni mediatiche, politiche e giudiziarie della storia della Repubblica.Ho dato incarico all’avv. Fabio Repici del Foro di Messina di difendermi presso la Procura della Repubblica di Roma.Renderò pubbliche tutte le mie difese, dalle inique accuse che mi sono state rivolte.Ho intanto lasciato ogni carica nel sindacato di Polizia e ho rinunciato all’aspettativa sindacale.Nella condizione di indagato, pur nella consapevolezza di essere vittima di un complotto, non voglio farmi scudo di coperture, immunità e privilegi di casta.Chi come me ha svolto indagini da più di venti anni, in tutte le direzioni - ma sempre con correttezza –non ha timore di essere a sua volta indagato, solo per avere fatto correttamente il proprio dovere e non essersi lasciato intimorire dalle intimidazioni dei potenti.Ho sempre tenuto distinto il mio ruolo di consulente dell’Autorità Giudiziaria dalla mia funzione e dai miei incarichi nella Polizia di Stato e nel Sindacato di polizia a cui appartengo.Non voglio quindi coinvolgere il mio Sindacato e la mia Amministrazione in fatti e condotte che mi riguardano solo come consulente dell’Autorità Giudiziaria e che, come tali, mi impongono di difendermi - come ho iniziato a fare con forza e determinazione - in tutte le sedi mediatiche, giudiziarie e istituzionali.Ognuno di noi ha la sua storia. Ognuno di noi è la sua storia!Giunto al traguardo dei 50 anni non posso lasciare ai miei figli ed ai miei tanti amici l’immagine che dei biechi mestatori mi hanno voluto attribuire.Questa sentenza, ultima di una lunga serie di collaborazioni giudiziarie – qualunque sarà l’esito del giudizio d’appello - è già un modesto contributo di chiarezza sull’onesta del mio lavoro e sulla correttezza del mio operato.Con questi sentimenti vi invito alla lettura della sentenza, che potrete scaricare dal seguente link: http://tinyurl.com/c4gjdkGioacchino Genchi

Marco Travaglio e "la guerra tra procure"

Buongiorno a tutti.Oggi, in questa ultima puntata prima di Natale vorrei ancora soffermarmi sulla vicenda di Salerno e Catanzaro perché continuano ad arrivarmi, giustamente, delle richieste di chiarimento, per quanto riguarda ciò che siamo riusciti a far vedere, credo sia stato molto importante, nella puntata di giovedì sera di Annozero.Una puntata che sta già terremotando la magistratura fin dalle sue fondamenta.Chi ha notizie o conosce qualche magistrato può farsi dire che il comportamento del segretario dell'Associazione Magistrati ha lasciato interdetti molti suoi colleghi, soprattutto perché la ricostruzione di Annozero ha mostrato dove stia il marcio tra le procure di Catanzaro e di Salerno.Il fatto che, invece, il rappresentante ufficiale dell'associazione magistrati abbia continuato a prendersela con Salerno senza dire una parola su quello che è successo a Catanzaro ha lasciato molti interdetti, addirittura c'è chi chiede un cambio al vertice dell'ANM.Sarebbe opportuna un'autocritica.Dopo entriamo nel merito delle cose che ancora non abbiamo detto la scorsa settimana, però io penso che quello che sta succedendo, cioè il fatto che magistrati come De Magistris siano stati lasciati soli di fronte ad attacchi politici inauditi - non credo che, a parte i magistrati del pool di Milano nella metà degli anni Novanta, ci sia mai stato nessun pubblico ministero bersagliato da decine e decine di interrogazioni e interpellanze parlamentari, seguite da ispezioni, da una mole enorme di provvedimenti disciplinari, per non parlare della pratica di trasferimento - tutto ciò non sarebbe mai potuto accadere.Ed è potuto accadere non perché l'ANM abbia voluto prendersela con De Magistris, ma perché ha trascurato colpevolmente il caso Catanzaro per troppi anni.Ha voluto coprire il CSM che ha trascurato colpevolmente il caso Catanzaro, è stata poi presieduta dal giudice Luerti, il quale si è poi scoperto essere intimo amico del principale indagato di De Magistris, Antonio Saladino, il leader della Compagnia delle Opere in Calabria.Non solo amico ma, come abbiamo sentito nella ricostruzione sceneggiata da Annozero con attori che leggevano il testo dell'interrogatorio di Luerti davanti alla procura di Salerno, Luerti viveva addirittura in una comunità - e vive in una comunità - prima a Catanzaro e poi a Salerno dei Memores Domini, una confraternita di Comunione e Liberazione.Di frati di Comunione e Liberazione che fanno voto di povertà, castità e obbedienza.Il fatto che poi nel decreto di perquisizione scritto da Salerno per andare a Catanzaro a prendere le carte ci sia un accenno a questa parte di interrogatorio, dove si parla del voto di castità di questo magistrato, non significa affatto che i suoi colleghi abbiano voluto sindacare la sua vita privata e affettiva: vuol dire che gli hanno semplicemente posto il problema del fatto che, forse, un magistrato non dovrebbe essere nelle condizioni di imbarazzo che ora derivano a costui dall'essere parte di una confraternita della quale fanno parte anche persone che vengono coinvolte in vicende giudiziarie.Se fai voto di obbedienza a una confraternita, bisognerà vedere quanto sei obbediente a quella confraternita rispetto a quanto sei obbediente alla legge.Io penso che questo dottor Luerti sia una persona assolutamente perbene, ma certamente non basta essere persone perbene, bisogna anche sembrare imparziali quando si è magistrati.Pensate soltanto a quando faceva il magistrato a Catanzaro e viveva nella casa di Saladino che poi si è rivelato essere - non sappiamo se abbia commesso reati o no - una persona piuttosto disinvolta nei rapporti d'affari e politici.E adesso fa il magistrato a Milano, in una regione che è presieduta da un membro influentissimo di Comunione e Liberazione che per anni ha detto pubblicamente di aver fatto anche lui questo voto di castità, e di essere anche lui membro di questa comunità, di questa confraternita.Il fatto che questo Luerti presiedesse l'Associazione Magistrati ha sicuramente influenzato la sua posizione quando ha dovuto rilasciare delle dichiarazioni su quello che stavano facendo a De Magistris.De Magistris è stato esautorato delle sue indagini e l'ANM di fatto non ha preso la posizione che avrebbe dovuto prendere.Gli sono state avocate, probabilmente in maniera illegale o irregolare, le indagini e l'ANM ha taciuto, e alla fine è stato trascinato davanti al CSM con delle accuse risibili, come abbiamo detto, e pure trasferito in base a quelle accuse risibili che ricordano un po' quelle in base alle quali adesso vengono crocifissi i magistrati di Salerno.Avere scritto troppe pagine in un decreto di perquisizione, avere fatto accenni presunti alla vita privata di questo o quel personaggio.Insomma, stupidaggini mentre dall'altra parte c'è un verminaio - a Catanzaro - con persone che non dovrebbero più poter fare i magistrati.Allora, visto che l'ANM ha cominciato con il piede sbagliato in questa vicenda, ha proseguito con il piede sbagliato, mentre oggi basterebbe dire: "siamo cambiati, il segretario Luerti non c'è più, ora c'è un nuovo vertice, c'è il dottor Cascini, il dottor Palamara.Chiediamo scusa per aver sottovalutato il caso. Chiediamo scusa per avere fatto i Ponzio Pilato quando avremmo dovuto schierarci dalla parte giusta.Adesso, però, viste le carte, alla luce di quello che ci mostra Salerno, vedremo se quelle pagine sono troppe, troppo poche, ma vogliamo far sapere che quello che è successo ai danni del dottor De Magistris lo riteniamo inaccettabile, e che nessuno provi più a fare altrettanto nei confronti di altri magistrati".Naturalmente questo non significa che De Magistris abbia sempre ragione, può avere sbagliato come sbagliano tutte le persone.Gli errori dei magistrati, quando riguardano le loro indagini, vengono corretti da altri magistrati nei ricorsi dei vari gradi di giudizio.Se qualcuno voleva lamentarsi delle indagini di De Magistris aveva soltanto da rivolgersi al GIP, al Tribunale del Riesame, alla Corte d'Appello, alla Corte di Cassazione e se aveva ragione avrebbe trovato giustizia.Invece, c'è chi ha ritenuto che gli eventuali errori, tutti da dimostrare, di De Magistris si potessero risolvere levandogli le inchieste.Questa è una cosa assolutamente inaccettabile, anche perché poi si è scoperto che, secondo la procura di Salerno, le inchieste gli sono state tolte non perché erano sbagliate ma perché erano giuste e quindi bisognava impedirgli di proseguirle.Perché sia chiaro di cosa stiamo parlando, purtroppo ancora si fa finta di non capire, l'ipotesi accusatoria - noi non sappiamo se sia buona o non buona - è questa, da parte dei magistrati di Salerno nei confronti dei loro colleghi di Catanzaro: questi colleghi si sarebbero praticamente venduti le indagini di De Magistris ai principali imputati, cioè il senatore Pittelli di Forza Italia e il solito Saladino, in cambio di favori.Assunzioni di parenti, segnalazioni, finanziamenti, eccetera.L'accusa più grave è quella di corruzione in atti giudiziari.Voi ricordate che si è parlato molto di corruzione in atti giudiziari ai tempi del caso delle toghe sporche, quando nel 1996 scattarono gli arresti al Tribunale di Roma.Quando i magistrati di Milano andarono a Roma a prendere i giudici Squillante e Metta, quello che aveva fatto la sentenza del Lodo Mondadori.All'epoca i magistrati coinvolti erano tre o quattro.Qui sono addirittura sette, in una procura molto più piccola come quella di Catanzaro.Stiamo parlando di un intero ufficio giudiziario che viene coinvolto a partire da: ex capo della procura di Catanzaro, Lombardi.Procuratore aggiunto tutt'ora in funzione a Catanzaro, che per molti mesi ha fatto il procuratore capo facente funzioni quando Lombardi è stato trasferito, e si chiama Salvatore Murone.Il procuratore generale facente funzione fino a qualche mese fa, Dolcino Favi, e il nuovo procuratore generale che ha preso il posto vacante, Enzo Iannelli.Più tre sostituti procuratori.Questa è la formazione. Voi capite che la gravità dell'accusa è spaventosa, stiamo parlando dei vertici.Quando sono andati a prendere i giudici delle toghe sporche, i magistrati di Milano non hanno colpito così in alto: il più importante era Squillante che era il capo dei GIP di Roma, ma gli altri erano normali giudici di tribunale o Corte d'Appello, ed erano anche meno come numero.Tanto perché voi abbiate idea, io non sono qui a dire che l'accusa regge o no, non spetta a me: c'è un decreto di sequestro, se uno non lo ritiene fondato si rivolge al Tribunale del Riesame invece che al governo, al Capo dello Stato, al CSM o all'opinione pubblica, come ha fatto Iannelli andando a strillare che quella perquisizione e quel sequestro erano illegittimi e addirittura eversivi.Capo di imputazione A: corruzione giudiziaria.Sono accusati il procuratore capo uscente Lombardi, il suo aggiunto Murone e il senatore Pittelli.Scrivono i magistrati di Salerno che, quando il procuratore Lombardi e il suo aggiunto Murone, hanno revocato a De Magistris l'inchiesta Poseidone, quella sui depuratori mai costruiti perché il solito comitato d'affari si è fregato 800 milioni di euro, ciò è avvenuto dopo che era stato indagato il senatore Pittelli.Peccato che Pittelli abbia nel suo studio legale, a lavorare, il figlio della convivente e poi seconda moglie del Procuratore Lombardi.Il quale, infatti, appena è stato iscritto Pittelli si è astenuto dall'occuparsi di quell'indagine, però ha tolto anche De Magistris, con il risultato che l'indagine, scrivono i magistrati, è stagnata per molti mesi, è stata disintegrata dai magistrati che sono stati chiamati a occuparsene dopo e questo naturalmente non è un fatto casuale ma doloso.Lombardi voleva distruggere quell'indagine per fare un favore al suo amico Pittelli, il quale a sua volta aveva preso nello studio il figlio della seconda moglie di Lombardi.Il figlio della seconda moglie di Lombardi, che si chiama Pierpaolo Greco, era entrato in una società immobiliare - la Roma9 srl - insieme a Pittelli ed altri avvocati dello studio Pittelli.Poi Pittelli aveva addirittura difeso il procuratore Lombardi nel giudizio disciplinare alle sezioni riunite della Cassazione, che è una cosa allucinante: un procuratore che si fa difendere da un indagato del suo stesso ufficio in un procedimento davanti alle sezioni unite della Cassazione.E' uno che probabilmente non dovrebbe più fare il magistrato, non è che deve essere trasferito come, invece, è accaduto.Capo di imputazione B: sono accusati il procuratore aggiunto Murone, il procuratore generale facente funzione Favi, l'ex procuratore Lombardi - il solito trio - più i due imputati più famosi, Saladino e Pittelli.L'accusa è di nuovo corruzione giudiziaria e c'è pure un falso in atto pubblico.Qui ci si riferisce all'altra inchiesta tolta a De Magistris: la Why Not, sui soldi stanziati dallo Stato e dall'Europa per l'informatizzazione e il lavoro interinale in Calabria che poi sono stati fregati dai comitati d'affari.Why Not viene tolta dal procuratore generale Dolcino Favi non appena De Magistris indaga Mastella.La Poseidone appena indaga Pittelli, qui appena indaga Mastella.Fanno notare i magistrati: De Magistris, poco prima che gli togliessero l'indagine avevano fissato la data, per pochi giorni dopo, di una perquisizione fondamentale.La perquisizione nel giornale del partito di Mastella, l'Udeur. Il giornale si chiama "Il Campanile".Si ipotizzava, e l'abbiamo letto poi sull'Espresso, che la famiglia Mastella usasse per fini domestici parte dei fondi pubblici che andavano al Campanile, i famosi torroncini della signora Sandra, i famosi rimborsi benzina per il figlio che gira sul Porsche Cayenne, le famose polizze assicurative che sempre il figlio di Mastella garantiva al Campanile, compensi a Clemente Mastella per i suoi fondamentali editoriali che apparivano sul Campanile - che andava a ruba naturalmente quando c'erano gli editoriali di Mastella.Bisognava andare a perquisire la sede del Campanile per acquisire le carte che dimostrassero l'uso buono o non buono di questi fondi pubblici.Alla vigilia di questa perquisizione, gli levano l'indagine e naturalmente la perquisizione salta.Dopodiché cosa fa il procuratore Favi? Manda gli atti su Mastella al Tribunale dei Ministri dicendo: "sei un ignorante, De Magistris: i reati commessi da un ministro li giudica il Tribunale dei Ministri di Roma, e tu non sei competente".Manda queste carte a Roma, così si viene a sapere che è nel mirino Il Campanile e che sta per essere perquisito.Immaginate quando fanno la perquisizione a babbo morto cosa possono trovare, visto che al Campanile già sanno che viene qualcuno a prendere le carte.Come avvertire uno dicendo "vengo a perquisirti, sistema un po' le cose".Il fascicolo viene poi dato ad altri pubblici ministeri che, secondo Salerno, spezzettano il quadro complessivo dell'accusa, lo parcellizzano e lo polverizzano.Dicono, i magistrati di Salerno, che anche questo atto è stato doloso: l'hanno fatto apposta a levargli l'inchiesta per rovinarla e hanno usato, ecco l'accusa di falso, una motivazione falsa per giustificare una cosa gravissima, come l'avocazione di un inchiesta.Cioè che, siccome Mastella aveva chiesto al CSM di trasferire De Magistris, allora lui quando l'ha iscritto nel registro degli indagati l'ha fatto per vendicarsi.Praticamente De Magistris era in conflitto di interessi.E' una cosa che ricorda la fiaba del lupo e dell'agnello.Mastella da mesi sa che De Magistris sta lavorando, tant'è che persino i giornali hanno scritto che ci sono delle telefonate tra Mastella e alcuni imputati, come Saladino, il piduista Bisignani, eccetera.Dopo aver saputo che stanno lavorando sulle sue telefonate, e che quindi è imminente la sua iscrizione nel registro degli indagati, Mastella si precipita al CSM e come ministro della Giustizia chiede di trasferire urgentemente De Magistris, che così perderebbe l'indagine.A questo punto, il suo procuratore gli leva l'indagine dicendo che De Magistris è in conflitto di interessi con Mastella, e non il contrario!Come il lupo, stando sopra, accusa l'agnello che sta sotto di intorbidargli l'acqua del ruscello.Ecco, la fiaba del lupo e dell'agnello entra in un provvedimento giudiziario.Secondo i magistrati di Salerno non è solo un provvedimento assurdo, è anche un reato perché si è commesso un falso in atto pubblico per espropriare il titolare di un indagine nel momento clou dell'indagine medesima.Ritardi, poi, nelle indagini fatte dai suoi successori, il blitz al Campanile ormai è un blitz annunciato e va come va.Mastella viene poi stralciato, come abbiamo detto, e mandato a Roma; se non che il Tribunale dei Ministri restituisce a Catanzaro le carte dicendo: "ma noi non siamo competenti! E' vero che Mastella è ministro in questo momento, ma non vi siete accorti che negli atti di De Magistris le cose contestate a Mastella risalgono a un periodo precedente di quando è diventato Ministro".Quindi è competente Catanzaro, mica il tribunale dei ministri.Dove sta il dolo in questa avocazione? Scrivono i magistrati di Salerno che uno dei protagonisti di questo esproprio dell'indagine, il procuratore aggiunto Murone, si è visto assumere dei parenti da Saladino, e qui si fanno i nomi di un cugino e un protetto del procuratore Murone che lavorerebbero con la Why Not di Saladino.Poi, i soliti favori che Pittelli, indagato anche nella Why Not oltre che nella Poseidone, ha fatto - come abbiamo visto prima - al figliastro del procuratore Lombardi.Terzo capo di imputazione, capo C: abuso, falso e favoreggiamento. C'è la solita triade di magistrati Favi, Murone, Lombardi.Praticamente, qui si parla del fatto che dopo aver tolto l'indagine a De Magistris hanno anche revocato l'incarico al suo consulente informatico-telefonico, il famoso Genchi, il mago degli incroci dei tabulati telefonici.Quello che ha fatto scoprire decine e decine di omicidi grazie proprio all'incrocio dei tabulati telefonici e che adotta lo stesso sistema antimafia in queste indagini di pubblica amministrazione.Dato che è molto bravo e ha scoperto tutti questi legami che dicevamo prima, e dato che rischia - scrivono i magistrati nell'accusa - di essere molto bravo anche se non c'è più De Magistris con i suoi successori, allora gli tolgono l'incarico per evitare che continui a lavorare.E gli mandano pure il Ros dei Carabinieri a portare via un pezzo del suo archivio, con risultati dannosi per l'inchiesta.Capo di imputazione D: qui entrano in scena i magistrati che sono subentrati a De Magistris e che sono arrivati dopo la sua revoca.Infatti, c'è il nuovo procuratore generale Iannelli, ci sono i due PM che si sono occupati dell'inchiesta Poseidone, Garbati e De Lorenzo, e c'è sempre Favi, il procuratore generale facente funzioni di un anno fa.Sono accusati di abuso, falso e favoreggiamento. Perché?Perché avrebbero indagato, addirittura, tramite il Ros dei Carabinieri, sul consulente Genchi.Per indagare su una persona questa deve essere iscritta nel registro degli indagati, perché le indagini possono durare un certo periodo e la persona deve potersi difendere.Invece, pare che abbiano indagato su di lui, acquisendo lavoro suo e ipotizzando che avesse abusato del suo potere insieme a De Magistris, ma senza iscriverlo nel registro degli indagati.Indagavano una persona non indagata formalmente per dimostrare, scrivono i magistrati di Salerno, falsamente che Genchi commettesse dei reati nelle sue indagini per conto di De Magistris.Alla fine, tutto questo sarebbe servito a chiedere l'archiviazione della posizione di Mastella.Qui stiamo parlando dell'indagine Why Not, che per Mastella viene stralciata e si chiede e ottiene l'archiviazione.I magistrati di Salerno scoprono che nella richiesta di archiviazione i PM che sono subentrati a De Magistris non ci mettono tutte le carte che c'erano a carico di Mastella: se ne tengono alcune e ne mandano al GIP soltanto una parte.Così il GIP non ha il quadro complessivo, tant'è che il GIP dice: "beh, se gli elementi erano solo questi non c'erano nemmeno motivi per iscriverlo".Così tutti a dire: "ecco! Avete visto? Il GIP ha stabilito che De Magistris ha iscritto Mastella anche se non ce n'erano i presupposti".Ma il GIP non aveva il quadro completo delle accuse di De Magistris a Mastella, perché i PM non gliel'hanno dato.E perché non gliel'hanno dato? Perché hanno stabilito che dato che Genchi, il consulente informatico, aveva raccolto certi dati - dicono loro - illegalmente, quelli non li potevano dare al GIP.E in realtà erano proprio i dati fondamentali che spiegano per quale motivo Mastella era finito sotto inchiesta.Quindi anche la richiesta di archiviazione di Mastella sarebbe un atto illegale, insabbiato da questi magistrati. Questa è l'accusa, poi vedremo se è buona o non è buona, ma la racconto perché voi vi rendiate conto di quanto è grave l'ipotesi accusatoria che ha dato origine a questo blitz di Salerno a Catanzaro.Vado rapidamente alla fine: capo E.C'è il nuovo procuratore generale Iannelli, ci sono gli stessi due PM Garbati e De Lorenzo, accusati di nuovo di abuso, falso, favoreggiamento e calunnia.Perché? Perché quando hanno stralciato dal fascicolo Why Not la posizione di Mastella e hanno chiesto l'archiviazione, hanno praticamente tralasciato una serie di indagini che, se approfondite, avrebbero potuto portare la posizione di Mastella in condizioni più critiche rispetto a quelle che già emergevano quando ci stava lavorando De Magistris.Infatti ci sono tutte le testimonianze dei consulenti: oltre a Genchi c'è anche il consulente contabile, quello che si occupa dei giri di soldi, Sagona i quali dicono: "ma noi a questi magistrati subentrati a De Magistris gli abbiamo chiesto di poter approfondire la pista dei soldi, ma loro non ce le facevano mai fare, queste indagini. Ci dicevano di non farle.Noi siamo stati praticamente bloccati, anche dopo la perquisizione al Campanile, e alla fine è ovvio che hanno archiviato: non ci hanno lasciato approfondire le indagini... se c'era De Magistris le approfondivamo e vedevi che magari le accuse si rivelavano più che fondate".Perché c'è la calunnia, in questo caso, oltre al favoreggiamento a Mastella, il falso e l'abuso? Perché viene contestato a questi magistrati di avere salvato Mastella per l'interesse di Mastella, naturalmente, ma anche per dimostrare che De Magistris era un farabutto, che ce l'aveva con Mastella.Io do poche carte al GIP, il GIP fa l'archiviazione, scrive che Mastella non andava neppure indagato e così sono riuscito a sputtanare De Magistris e dimostrare che abbiamo fatto bene a buttarlo fuori come un copro estraneo.Capo F: il solito procuratore generale Iannelli, quello appena arrivato; i pubblici ministeri Garbato e De Lorenzo, quelli che hanno preso le indagini di De Magistris su Why Not; Curcio, quello che ha preso la Poseidone e Murone, procuratore aggiunto, che li sorveglia tutti quanti.Questi sono accusati di abuso, falso e favoreggiamento nei confronti di tutta una serie di politici e personaggi di livello nazionale che sono usciti da questi fascicoli e sono stati a loro volta archiviati.Sapete che le indagini di De Magistris sono state dimagrite dai nuovi arrivati, che hanno fatto archiviare e prosciogliere tutti i politici e i personaggi nazionali concentrandosi soltanto su alcune figure locali.Tutto questo a favore di Pittelli, Bonferroni, Lorenzo Cesa, il generale Cretella, Galati - che all'epoca era nell'UDC e adesso nel Popolo della Libertà - che sono stati stralciati nel procedimento Why Not.Ancora Cesa, Galati, Chiaravalloti - ex presidente della regione -, il generale Cretella, Papello, il senatore Pittelli e Schettini - segretario di Frattini - che erano indagati in Poseidone: anche loro stralciati verso il proscioglimento.Con queste richieste di archiviazione si sono separate le varie posizioni, per cui si è perso il quadro d'insieme - questo sostengono i magistrati - mentre invece c'erano elementi che era doveroso approfondire e indagare ancora.Si è fatto tutto molto in fretta, questa è l'accusa.Capo G: ci sono ancora il procuratore generale Iannelli, i due nuovi PM di Why Not Garbati e De Lorenzo, accusati di favoreggiamento e rifiuto di atti d'ufficio.Perché rifiuto di atti d'ufficio? Qui è il problema: quando la procura di Salerno comincia a scoprire che De Magistris ha ragione a denunciare l'insabbiamento delle indagini e la persecuzione nei suoi confronti per isolarlo e per screditarlo, onde dimostrare di aver fatto bene a togliergliele, i magistrati di Salerno cominciano a chiedere al procuratore generale di Catanzaro di esibire copie degli atti di queste indagini, per vedere se è vero che sono state insabbiate.Vedono che il procuratore generale Iannelli le carte non gliele vuole mandare, non gliele vuole mandare tutte, fa resistenza, manda solo dei pezzi... mentre loro hanno bisogno di vederle tutte.Perché l'accusa è proprio quella che ne inguantassero una parte per non mandarle magari al GIP e far archiviare qualcuno che, se si fosse visto tutto il quadro d'insieme, non sarebbe stato archiviato.Allora, l'accusa qui è rifiuto di atti d'ufficio e favoreggiamento nei confronti dei soliti indagati, perché i magistrati suddetti avrebbero rifiutato di trasmettere a Salerno gli atti completi della Why Not.Peraltro non erano atti coperti da segreto, come dice la procura di Catanzaro: dicono i magistrati di Salerno che erano atti extra investigativi.A loro interessava soprattutto sapere come e con quali ordini e mandati erano stati date le deleghe delle indagini ai magistrati che hanno sostituito De Magistris, come sono state tolte le consulenze ai Genchi e ai Sagona, oppure sono atti già pubblici perché già finiti davanti al Tribunale dei Riesame, come quelli del caso Mastella che è stato già archiviato.Quindi, quando dicono di dover proteggere il segreto investigativo o addirittura il segreto di Stato su certe carte del consulente Genchi, secondo Salerno, non è vero niente.Infatti, c'è scritto persino che Genchi avrebbe raccolto 578.000 richieste anagrafiche di tabulati telefonici mentre, in realtà, Genchi ha smentito e ha detto che sono 700 i telefoni che ho dovuto controllare, in queste gigantesche indagini.700, se contate che ciascuna persona di questo livello ha di solito una decina di telefoni, fra portatili e fissi, vi rendete conto che è un numero basso.Ultima accusa: abuso, falso, calunnia e diffamazione a carico di Iannelli, Murone e di un giudice che faceva parte del Consiglio giudiziario di Catanzaro, che era quello che doveva dare i pareri sulla bravura o meno dei magistrati di Catanzaro.Questi si sarebbero messi d'accordo, o comunque avrebbero agito separatamente, per sputtanare De Magistris, diffondendo notizie false su di lui proprio per coprire le ragioni vere che li avevano indotti a metterlo da parte e a farlo punire dal CSM.Qui ci sono tutta una serie di dichiarazioni che sono state fatte da questi alti magistrati di Catanzaro, che accusano addirittura De Magistris di assenteismo!Pensate, dopo averlo accusato di lavorare troppo e di costruire castelli accusatori di fantasia, all'improvviso lo accusano di non lavorare!Se non avesse lavorato, perché l'avrebbero mandato via? L'avrebbero tenuto lì come tanti altri che non lavorano e non danno fastidio a nessuno.Ho voluto essere molto tecnico e molto preciso, oggi, perché credo che sentiremo ancora parlare di questa inchiesta.Anzi, lo spero.Penso che l'unica speranza per la Calabria e la Basilicata di un po' di giustizia in certi palazzi di giustizia, sia proprio legata al fatto che i magistrati di Salerno, che abbiano o no esagerato non ci interessa in questo momento, possano concludere la loro inchiesta.Se potranno concludere la loro inchiesta, potremo ancora dire che in Italia c'è speranza che la legge sia uguale per tutti.Se dopo De Magistris, saranno bloccati anche loro e se l'ANM non cambierà linea e non ammetterà di essersi sbagliata, vuol dire che l'anno che sta per iniziare inizia sotto i peggiori auspici.Grazie e passate parola!Marco Travaglio - 22-12-2008

Parla Genchi

Parla Gioacchino Genchi Misteri e misteri. Non sono uno spione.E’ l’uomo chiave del caso de Magistris. Lo accusano di avere intercettato 007 e politici, tra cui Mastella. E di avere un archivio illegale con 600 mila “voci”. Ma lui dice: «È un pretesto per nascondere i veri abusi»di Edoardo Montolli (OGGI, 16 dicembre 2008)Milano, DicembreLa voce stanca, ma tagliente, del superconsulente informatico arriva di notte da un telefono sulla Salerno-Reggio Calabria. Lui sta tornando a Palermo, dove vive. «Scusi l’ora, ma ho avuto da fare con il processo sull’omicidio del capomafia di Siderno». Gioacchino Genchi, 48 anni, è l’uomo-chiave di Why Not?, l’inchiesta dell’ex pm Luigi De Magistris che ha causato in questi giorni sequestri e controsequestri degli incartamenti tra magistrati e il conseguente trasferimento di procuratori e pubblici ministeri. Mai successo prima. Salerno che accusa Catanzaro di aver orchestrato un complotto per togliere la madre di tutte le inchieste a De Magistris. Catanzaro che risponde tuonando proprio contro il principale artefice di quell’inchiesta: Genchi. Perché possiederebbe un misterioso archivio informatico con 578.000 richieste anagrafiche, tra cui parlamentari, giudici e 007? Un archivio «illegale», scrivono i magistrati di Catanzaro, che «attenta al diritto alla privacy» e che conterrebbe pure «utenze coperte dal segreto di Stato». Possibile che lo schivo superconsulente Genchi, massimo esperto nell’analisi dei tabulati telefonici, diventi una figura inquietante? La nostra intervista esclusiva comincia da qui, dall´archivio segreto.Genchi, lei è indagato?«A oggi mi risulta di no. Peraltro nemmeno riesco a immaginare da chi e per quale reato. Questi polveroni si alzano ogni volta che mi occupo di indagini che riguardano i politici. Tutti i dati che raccolgo su incarico di pubblici ministeri o giudici fanno parte dei fascicoli processuali. E ne viene data copia integrale ai difensori. Di segreto, quindi, non c’è nulla. Quanto ai numeri, sono state agitate cifre senza senso, con l’evidente scopo di denigrare me, il dottor De Magistris e in ultimo i magistrati di Salerno, che hanno riconosciuto come perfettamente regolare il mio operato. Se poi contiamo i dati che posso trattare io in un anno, sono pari a circa l’uno per cento del più modesto degli studi legali.E le utenze di servizi segreti e parlamentari? E i numeri coperti da segreto di Stato?«Questa poi... Quando trovo un numero di telefono durante un’indagine, lo accerto. E se trovo un numero dei servizi, che posso farci? Non mi pare che siano al di sopra della legge. E nella Why Not? sono state rilevate le utenze di autorevoli soggetti dei servizi e del Ros dei Carabinieri. La fandonia delle utenze “coperte da segreto di Stato” ancora non l’avevo sentita. E mi spiace che a parlarne siano stati dei magistrati. Come si può stabilire da un tabulato che un numero di telefono è “coperto da segreto di Stato”? Dove è scritto? Questo è ridicolo».Ma lei ha trattato utenze di parlamentari, cosa proibita?«Ogni volta che ho trovato utenze di parlamentari l’ho immediatamente segnalato al pubblico ministero. Altra cosa accade però quando i parlamentari risultano in contatto con gli indagati di cui ho acquisito i tabulati. Ebbene questo sì. Di contatti telefonici cosiddetti indiretti ce ne sono tantissimi. Inoltre, se un deputato usa un cellulare intestato ad altri, non c’è nessun modo per stabilire a priori che si tratti di lui. Però c’è un aspetto più grave. Alcuni parlamentari, ed è accaduto per uno in particolare, hanno attivato decine di schede e le hanno messe in mano anche a soggetti vicini a killer mafiosi: su quelle utenze non si è potuta compiere alcuna attività di controllo. Nel caso specifico, fu accertato che mentre il parlamentare si trovava a Roma, gli altri suoi cellulari operavano in Calabria. Possiamo pure gridare allo scandalo, ma a vergognarsi dovrebbe essere chi consente queste cose e non io, che ho interrotto ogni attività relativa a quell’indagine».Non può rivelare un fatto tanto grave senza precisarlo: di che parlamentare si tratta?«Se la Commissione Antimafia m’interrogasse in proposito, non avrei alcuna difficoltà a fornirne il nome».Lei è stato estromesso dall’indagine Why Not? e il suo posto è stato preso dai carabinieri del Ros. Nella loro relazione si sostiene che lei abbia trattato l’utenza dell’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella (episodio che fu all’origine del braccio di ferro con De Magistris) senza la necessaria autorizzazione, visto che si trattava di una scheda intestata alla Camera dei Deputati.«Quando trattai l’utenza poi risultata nella disponibilità di Mastella, il numero era già passato dalla Tim alla Wind e intestato al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e da questo mai si sarebbe potuti risalire a Mastella. Ma dico di più. Quel numero, in sei anni di vita, mai era stato nemmeno intestato a qualcuno o qualcosa che fosse riconducibile alla sua persona, pur avendo cambiato tre schede e ben diciotto cellulari. Chiunque, compreso il Ros, deve accertare bene gli intestatari di un’utenza o può incorrere in errori come quelli che in passato hanno portato a tragici eventi. Il professor Marco Biagi è stato ammazzato proprio per un errore di questo tipo, poiché, a causa di una ricerca svolta male, non trovando le autorità traccia nei tabulati delle minacce telefoniche che lui subiva da tempo, non gli ridiedero la scorta. Facendolo quasi passare per un mitomane. Perciò si deve fare parecchia attenzione in queste indagini».Tornando a Mastella, forse il ministro teneva alla privacy.«Può darsi. Appena scoprii che quel numero lo usava lui, lo comunicai a De Magistris. Ma le dirò ancora di più, a proposito di privacy. Ho recentemente scoperto, analizzando le intercettazioni di Toghe Lucane [un’altra inchiesta scottante di De Magistris, ndr] che Mastella è stato anche intercettato mentre trattava faccende locali con alcuni esponenti di centrosinistra. In quel caso usava un altro telefono e ciò dimostra le difficoltà nel districarsi in questa materia, in cui il Ros non ha fatto certo una bella figura, determinando questo polverone. E c’è ancora un fatto non proprio irrilevante: le indagini che ha svolto il Ros di Roma sul mio conto e sul dottor De Magistris sono abusive».Abusive? In che senso?«La Procura Generale di Catanzaro non poteva delegare al Ros di compiere indagini su un magistrato del proprio ufficio. L’accertamento per de Magistris poteva farlo solo la Procura di Salerno. E per me, ove fossero emersi elementi di reato, quella di Palermo, dove io lavoro e dove ho svolto tutte le mie attività. Ciò non è avvenuto perché non c’era alcun reato. E inoltre, se nessuna indagine poteva dunque essere delegata al Ros di Roma, ancora meno poteva essere delegata a quelle particolari persone del Ros. Se i tabulati acquisiti avevano un senso, non si potevano affidare ai soggetti che emergevano proprio dagli stessi tabulati. Quindi...».Quindi che cosa ne desume?«La vicenda dell’“archivio Genchi” è stata solo la scusa tirata fuori dal cilindro per giustificare l’assurdità commessa. E ha trovato sponda in persone ben precise e molto interessate, che si sono premurate di attaccarmi anche in Parlamento. Sa come si dice, no? La gallina che canta per prima è quella che ha fatto l’uovo».Un’ultima domanda. Il suo lavoro, in seguito a tutti questi attacchi istituzionali, è diminuito?«No. Continuo anche a lavorare con diversi magistrati di Catanzaro, per cui ho svolto consulenze prima e dopo l’allontamento del dottor de Magistris ».Com’è possibile, con quello che ha scritto di lei la Procura Generale di Catanzaro?«La Procura della Repubblica di Catanzaro non è la Procura Generale di Catanzaro. Se la legge prevede che ci siano due uffici con distinte competenze non è un caso. In questo tengo a ribadire che a Catanzaro ci sono tantissimi magistrati per bene, che lavorano in condizioni disumane, in una realtà criminale che è in assoluto la più difficile e complessa di tutta Italia. Palermo, in confronto, sembra la Svizzera. E consideri con attenzione il paragone che ho fatto».Edoardo Montolli

Io so di Salvatore Borsellino

"Io so che Paolo Borsellino incontrò a Roma Mancino, appena prima della sua morte, e uscì sconvolto dal colloquio.Io so che la Seconda Repubblica è nata sulle stragi del '93 e su accordi occulti.Io so che Luigi De Magistris è stato rimosso dai suoi incarichi a Catanzaro ed espropriato delle sue inchieste per impedire che scoppiasse una nuova Tangentopoli.Io l'anno scorso sono stato a Catanzaro, quando l'attacco dei poteri forti era rivolto principalmente contro Luigi De Magistris, per espropriargli le inchieste "Why Not", "Poseidon", "Toghe Lucane" che poi, in effetti, gli sono state sottratte.Allora dissi che mi recavo a Catanzaro, insieme a tanti altri giovani, come a Forte Alamo perché era per me l'ultimo baluardo della difesa della magistratura.Purtroppo, da allora sono successe tante altre cose.Purtroppo questo attacco alla magistratura è andato avanti senza sosta e adesso siamo arrivati addirittura all'eliminazione di un'intera procura.Adesso siamo arrivati addirittura all'intimidazione di una procura che, legittimamente, indagava su un'altra procura. E quando questa procura legittimamente indagata si è rivoltata, il CSM purtroppo non ha saputo fare di meglio che mandare tutti a casa, senza entrare nel merito di quello che era successo.E addirittura facendo quello che mai era successo nella storia della Repubblica: sospendere dalle funzioni e dallo stipendio un procuratore capo che non aveva fatto nient'altro che il suo dovere.Questa è la maniera con cui oggi vengono uccisi i giudici.Una volta i giudici come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone... quel Paolo Borsellino che a sua volta era stato indagato dal CSM che però non aveva avuto il coraggio, di fronte alla reazione pubblica, di portare avanti questo assassinio.Oggi purtroppo questa reazione dell'opinione pubblica sembra non esserci più, di conseguenza i poteri forti credono di poter fare quello che vogliono e hanno, obbedendo al diktat del ministro Alfano, fatto un'azione ignobile: uccidere un magistrato come Apicella, come avevano fatto con De Magistris, con Clementina Forleo.L'hanno ucciso senza bisogno di tritolo, con le carte bollate.Ieri c'è stata una cosa che mi ha riempito di commozione, una lettera bellissima di Gabriella Nuzzi la quale si è dimessa dall'Associazione Nazionale Magistrati, dicendo che lei può obbedire solo alla propria coscienza, alla Costituzione e continuerà a farlo nonostante le sia stata strappata la funzione di Pubblico Ministero.E' accanto a questi giudici che noi dobbiamo stare, per questi giudici che dobbiamo scendere in piazza.Io il 28 gennaio 2009 sarò a Roma insieme all'Associazione dei familiari delle vittime di mafia, insieme spero a tanta gente che vorrà, in questa maniera, resistere a questo regime che si sta instaurando in Italia.Dobbiamo stare vicini ai magistrati che rappresentano l'ultimo baluardo della democrazia in Italia.Dobbiamo impedire che altri magistrati vengano uccisi.Io spero che ci siano tanti altri magistrati che seguano l'esempio di Gabriella Nuzzi. Io sarò vicino a questi magistrati, io sarò vicino a loro perché è così che ritengo di poter stare vicino a Paolo Borsellino e onorare la sua memoria.Spero che tanti, tanti, tanti altri lo facciano.Grazie." Salvatore Borsellino
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