martedì 24 marzo 2009

Gioacchino Genchi non si tocca. Manifestazione nazionale sabato 28 marzo


Da ieri Gioacchino Genchi è stato sospeso da ogni funzione dalla Polizia di Stato.

Col provvedimento di sospensione dal servizio sono stati ritirati il tesserino, la pistola e le manette. La motivazione è addirittura una replica ad un giornalista di Panorama che lo accusava di essere un bugiardo lasciata sulla sua bacheca di Facebook, in cui Genchi si difendeva in modo misurato e contenuto. Riteniamo che ieri si sia toccato il fondo in una vicenda che ha chiarito, qualora ce ne fosse stato bisogno, cosa può accadere a chi cerca di fare luce sui coni d’ombra di cui l’Italia è piena, a chi vuole dare giustizia ai familiari delle vittime delle stragi, a chi vuole smantellare i comitati d'affari e le nuove P2. Chi tocca i fili dell'alta tensione muore. Noi forse siamo ancora in tempo. Siamo indignati e sconcertati da quello che sta accadendo ad uno dei migliori uomini dello Stato italiano, un uomo che forse quello stesso Stato fondato sul sangue delle stragi del 1992, non merita, come non lo meriteremmo noi se rimanessimo inermi ad assistere a questo massacro. Abbiamo deciso che è ora di reagire, e non più con comunicati, con articoli e con sterili prese di posizione. Noi vogliamo mostrarci, vogliamo farci vedere da chi in questo momento sta decidendo sul futuro del dott. Genchi. Senza violenza e senza aggressività, senza guerriglia, che non ce ne voglia il ministro Brunetta. Pacificamente vogliamo dimostrare che Gioacchino Genchi è circondato da persone per bene che nutrono per lui una stima e un'ammirazione incondizionata. Per questo vi invitiamo ai sit in davanti A TUTTE LE QUESTURE D'ITALIA SABATO 28 MARZO DALLE ORE 10 ALLE 15. Vi chiediamo di contattarci nonappena avrete formato un gruppo di almeno 10 persone per coordinarci e per darci un'unica regia che ci unisca in una manifestazione che sensibilizzi e che spieghi, a chi nulla sa di questa vicenda, cosa sta davvero accadendo. Noi temiamo che la sospensione di Gioacchino Genchi non sia il punto d’arrivo. Temiamo che altro possa accadergli. Reputiamo scandaloso, infine, che coloro che hanno dato il la a questa sporca vicenda, i Ros dei Carabinieri, siano guidati da un soggetto che in questo momento è sotto processo a Palermo con l´infamante accusa di favoreggiamento aggravato nei confronti di cosa nostra. E’ Mori che deve essere sospeso, non chi ha assestato colpi durissimi a cosa nostra, una organizzazione che non dimentica e colpisce chi lo stato non è riuscito a proteggere.
Sonia Alfano
Benny Calasanzio
Salvatore Borsellino

lunedì 23 marzo 2009

Tenetevi pronti a sostegno di Genchi!


Tenetevi pronti : io, Sonia Alfano e Benny Calasanzio stiamo per lanciare un appello per protestare sabato davanti alle questure di tutta Italia contro il vergognoso provvedimento preso nei confronti di Gioacchino. Non lo lasceremo massacrare in silenzio, dobbiamo difenderlo finchè è vivo, non piangerlo quando sarà morto, dobbiamo portare davanti a tutti la nostra rabbia o saremo anche noi complici di questo assassinio. Preparatevi, non è più tempo di parole, alziamo la testa, non accetteremo più che la Giustizia sia calpestata e che prevalga il sopruso nei confronti dei servitori onesti dello stato. Reagiamo ora, subito, o ci elimineranno uno per uno. RESISTENZA non deve essere solo una vuota parola da scrivere in un blog, deve essere un urlo che si deve levare nelle piazze, davanti ai luoghi del potere, che deve fare tremare le vene e i polsi a chi sta distruggendo il nostro paese, a chi sta rubando il futuro ai nostri giovani.

Salvatore Borsellino

Genchi diffidato, Manganelli intervenga: firma anche tu!

La redazione di www.19luglio1992.com invita tutti gli utenti del sito a sottoscrivere e sostenere con forza la lettera aperta inviata dal direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni al capo della Polizia dott. Antonio Manganelli presso il link:

GENCHI DIFFIDATO, MANGANELLI INTERVENGA: FIRMA ANCHE TU!
http://iostocongenchi.wordpress.com/2009/03/21/genchi-diffidato-manganelli-intervenga/

Le firme ed i commenti verrano raccolti e recapitati al dott. Manganelli per testimoniare la preoccupazione dell´opinione pubblica sugli sviluppi del cosiddetto “caso Genchi”, ovvero un caso creato ad arte da singoli esponenti delle istituzioni e del mondo dell´informazione per coprire con una cortina fumogena i gravissimi fatti ed indizi di responsabilità penale che stavano emergendo a carico di alcuni indagati nell´ambito dell´inchiesta WHY NOT condotta dal PM di Catanzaro Luigi de Magistris ed a questi avocata in modo illeggittimo il 20 ottobre 2007 (leggi il decreto di sequestro probatorio emesso dalla Procura della Repubblica di Salerno il 2 dicembre 2008).

http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1199:genchi-diffidato-manganelli-intervenga-firma-anche-tu&catid=2:editoriali&Itemid=4

sabato 21 marzo 2009

Caso De Magistris: Genchi diffidato, Manganelli intervenga


di Giorgio Bongiovanni – 21 marzo 2009

Lettera aperta del direttore di ANTIMAFIADuemila al Capo della Polizia Manganelli dopo i nuovi risvolti del “caso Genchi”


Egregio Dott. Antonio Manganelli,mi rivolgo in nome della sua amicizia con Giovanni Falcone e per la sua grande professionalità dimostrata tra l’altro con la cattura del boss Nitto Santapaola. “Un regalo per Giovanni” come lei stesso ebbe a dire.Apprendiamo che con una lettera di diffida e una serie di addebiti contestati dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno si vuole impedire al Dott. Gioacchino Genchi, in qualità di consulente e di perito dell’Autorità Giudiziaria e, ora, di indagato della procura di Roma, di difendersi legittimamente dalle violente, infondate ed illecite accuse perpetrate ai suoi danni. Con una vera e propria persecuzione mediatico -politico-giudiziaria basata sul nulla giuridico, così come hanno dimostrato le indagini condotte dalla procura di Salerno e riportate in un documento (il decreto di sequestro probatorio sfociato nelle perquisizioni dello scorso 2 dicembre) ritenuto perfettamente legittimo dal Tribunale del Riesame di Salerno.La preghiamo pertanto, in quanto massimo rappresentante dell’organo della Polizia, di attivarsi presso i suoi dipendenti degli uffici del dipartimento di P.S. al fine di impedire che vengano attuati provvedimenti disciplinari di per sé pericolosi per la Democrazia del nostro Paese poiché mettono in atto metodologie tipiche della polizia di stampo fascista.Atti che potrebbero, anche, compromettere le importanti indagini in corso per le quali il Dott. Genchi svolge ancora la sua attività di consulente. Attività che negli anni ha dimostrato di saper condurre con estrema correttezza portando a notevoli e fondamentali successi investigativi. Cito per tutti quelli che riguardano l’identificazione dei responsabili materiali delle stragi del 1992 in cui persero la vita proprio Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli uomini delle loro scorte.Dopo una attenta lettura delle carte che riguardano la vicenda del Dott. Genchi mi sento di poter serenamente dichiarare che i provvedimenti disciplinari enunciati dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, se attuati, correrebbero il rischio di contribuire al rafforzamento di un vero e proprio clima di regime. Che già si respira e che rischia di riportare il nostro Paese agli anni bui del fascismo.Fiducioso nella sua trasparenza e conscio delle possibili pressioni politiche che in questo momento difficile possono gravare sulla sua persona, attendo un suo riscontro e cordialmente saluto

Giorgio Bongiovanni

Ricordo è impegno!



Oggi è il primo giorno di primavera. Oggi è la 14° giornata in ricordo delle vittime di mafia. Mafia e primavera...bella contrapposizione. Ma a cosa serve ricordare un giorno e dimenticare per i restanti 364 giorni? Che valenza ha la presenza in una giornata e l' assenza nei restanti giorni?Condivido le manifestazioni, ma da sole non bastano. Non è sufficente manifestare per essere a posto con la propria coscienza. Se manifesti per un idea, a quell'idea devi dare un seguito, deve essere visibile nel tuo operato quotidiano e non un solo lampo di luce nelle tenebre.Per me ricordo delle vittime di mafia significa soprattutto impegno, significa lotta alle ingiustizie, significa dire no agli abusi, significa operare ed impegnarsi affinchè il sacrificio dei grandi uomini non sia stato fine a sè stesso, significa farsi carico gioiosamente del grosso debito che verso questi abbiamo e non darsi pace fino a quando non sarà estinto. Per me ogni giorno è la giornata del ricordo delle vittime di mafia. E ricordo signica impegno " perchè che le cose siano così, non vuol dire che le cose debbano andare così".Non passa giorno in cui non rivolga un pensiero a Paolo, a Giovanni; loro sono con me in ogni istante perchè io ho deciso che la loro lotta sarà anche la mia lotta. Ed io ho deciso che quella lotta la vinceremo.
A Napoli ci sono tantissime persone oggi, se queste persone ricordassero veramente e si impegnassero forse questo paese non sarebbe così. Se tutti noi ricordassimo realmente, come potremmo accettare che gli assassini dei nostri servitori dello Stato ci governino? Come potremmo accettare di abbassare la testa innanzi ai loro soprusi, innanzi alla continua uccisione di questa nostra Repubblica e della memoria dei nostri Grandi Uomini?? Se gli italiani ricordassero veramente questo mai sarebbe accaduto e forse noi giovani potremmo più facilmente credere in un futuro più roseo.Allora in questa giornata il mio pensiero è soprattutto rivolto agli italiani: spero possa arrivare la primavera nelle loro coscienze e spero possano finalmente aver il coraggio di riprendersi in mano il loro Paese alzando al testa in nome della Giustizia, di Paolo, di Giovanni, delle vittime di mafia.

lunedì 16 marzo 2009

19 luglio 2009 ------> Vietato mancare!!!!




"Veniamo alla partecipazione per il 19 luglio a
Palermo. Innanzitutto non vorrei che quello che stiamo preparando venisse
chiamato o inteso come "commemorazione". Le commemorazioni si fanno in Via
D'Amelio a Palermo ormai da 17 anni e quello che io voglio fare è proprio
spezzare questa catena che sta diventando ormai una abitudine. Per alcuni, i
palermitani, forse gli stessi che parteciparono alla cacciata dei politici dalla
cattedrale di Palermo il giorno dei funerali dei ragazzi della scorta e che oggi
sembrano avere dimenticato quei momenti di indignazione e di rivolta, è un
momento per risollevarsi dall'indifferenza e dall'assuefazione nelle quali sono
ricaduti e per giustificare davanti alla propria coscienza, con una sempre più
stanca partecipazione di qualche ora di quel giorno, il loro silenzio di oggi,
Per altri, i complici morali o materiali di quella strage, è un periodico
ritornare sulla scena del delitto ed assicurarsi che le vittime siano state
effettivamente eliminate; il mettere corone e sentire suonare il silenzio è
qualcosa che psicologicamente li rassicura, è proprio il silenzio che vogliono
fare calare sui veri motivi e i veri mandanti di quella strage.Ma quel giorno il
buio che questo sistema di potere ha fatto calare su tutto quanto riguarda Via
D'Amelio, il centro del SISDE sul castello Utveggio, l'agenda rossa sottratta e
per cui viene negato anche un dibattimento in un pubblico processo, si deve
necessariamente interrompere e per un giorno i riflettori sono accesi e
illuminano tutta la scena. E' questo momento di pausa nelle tenebre che io
voglio sfruttare per fare arrivare alla massa inerme dell'opinione pubblica il
nostro grido di verità e di giustizia. E' perché questo grido sia abbastanza
forte e faccia tremare gli avvoltoi che come ogni anno caleranno in via D'Amelio
è necessaria una massa di gente, che, ognuno con la sua agenda rossa levata in
altro a simboleggiare la nostra voglia di Giustizia, gridi a questi impostori, a
questi sciacalli, la proria rabbia.Ma non si potrà esprimere per questa
iniziativa una solidarietà di massima, dire che Palermo è troppo lontana, che
non si ha il tempo. E' troppo spendere un giorno della nostra vita per chi ha
dato la nostra vita per noi?: Questa non deve essere una manifestazione
qualsiasi, deve essere quella scintilla che dovrà provocare un incendio nella
massa amorfa di chi non sa, non si rende conto del baratro in cui è precipitato
il nostro paese. Da Palermo è cominciato tutto e a partire da Palermo tutto deve
cambiare. E' la nostra ultima occasione o dobbiamo rassegnarci a vivere in un
paese di schiavi. E non basterà neanche partecipare, bisognerà che ciascuno di
noi si attivi al massimo delle proprie possibilità perché questa manifestazione
abbia il massimo della partecipazione e il massimo della risonanza. O sarà
ancora una occasione sprecata. E non credo che possiamo permettercene
ancora."




Salvatore Borsellino.








Il 19 luglio 2009 sarà una domenica.........proprio come nel 1992. Esserci non è solo un imperativo morale, ma qualcosa di più. Tutti ci diciamo disposti a sostenere Paolo, Giovanni ed i nostri ideali comuni....ebbene è giunto il momento di dimostralo. Non dovrà essere una semplice manifestazione, ma un nuovo inizio proprio da dove tutto è finito... Dovremo gridare che Paolo c'è cacciare gli "avvoltoi" come li chiama Salvatore, che puntualmente si presenteranno, far vedre loro che la gente sa e si oppone.....Per questo nessuno può mancare. Nulla potrà essere più importante dell nostra presenza in via D'Amelio con una agenda rossa in mano. Paolo ha dato tutto per noi........ siamo noi dover restituirgli il tutto (cn gli interessi anche)! E adesso che sapete........... PASSATEPAROLA!

domenica 15 marzo 2009

Genchi precisa....

Precisazioni di Genchi in merito ll'articolo di Travaglio (http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/?r=85820)

Genchi scrive:

Precisazione all’articolo di Marco Travaglio, che ringrazio (a scanzo di fraintendimenti…) .
A me non risulta, allo stato, alcuna denuncia del Procuratore della Repubblica di Marsala dr. Alberto Di Pisa, che ha pure rilasciato alla stampa una dichiarazione sul punto.Vedremo, quando me ne sarà data la possibilità, come stanno le cose.La Procura di Roma mi ha pure impedito di prendere contezza del rapporto del ROS, che i giornali hanno pubblicato a spezzoni in modo strumentale, ricevendolo sicuramente da pubblici ufficiali e/o magistrati che ne erano in possesso e che erano tenuti a mantenere il segreto.Quel segreto, però, vale solo per me, per impedirmi di difendermi ed espormi al linciaggio morale di interessati detrattori.Sono accusato di condotte inconsistenti, grazie alle quali i magistrati della Procura di Roma - palesemente incompetenti - hanno sequestrato atti riservatissimi di indagini (riguardanti anche magistrati della stessa Procura di Roma), svolte in modo legittimo e sotto il controllo di Pubblici Ministeri e di Giudici, per conto di altre Autorità Giudiziarie dello Stato.Quanto riportato da “il Velino” – portavoce della Procura della Repubblica di Roma - che ha puntualmente anticipato ogni iniziativa giudiziaria contro di me, contro il dr. Luigi de Magistris e contro le indagini di Catanzaro, è del tutto falso.“La procura della Repubblica di Roma precisa: “La perquisizione presso la casa-ufficio a Palermo del vicequestore Gioacchino Genchi, disposta oggi dalla procura di Roma, riguarda esclusivamente l’inchiesta ‘Why not’ e gli accessi indebiti presso l’anagrafe tributaria”. E aggiunge: “Non saranno acquisiti o minimamente toccati dati e informazioni relativi alle consulenze e alle perizie che Genchi ha ottenuto rispettivamente dalle altre procure d’Italia o da altri giudici. Il tutto nel rispetto della segretezza delle indagini preliminari, tanto che agli operanti che hanno effettuato la perquisizione è stato precluso ogni accesso”. “La perquisizione è finalizzata alla verifica circa l’eventuale acquisizione di dati relativi ai tabulati di parlamentari raccolti in violazione della legge Boato” e di “dati su utenze di appartenenti ad esponenti dei servizi di sicurezza in violazione delle procedure previste dalla legge vigente per la formale opposizione del segreto di Stato e per la sua conferma o meno da parte della presidenza del Consiglio”.
Vedremo chi ha scritto sotto dettatura nel tempo i pezzi de “il Velino”, di Jannuzzi e, in particolare,del giornalista Vittor Ugo Mangiavillani, che ha firmato anche l’agenzia delle 19.14 del 13-03-2009. Quando ho dichiarato “hanno buttato la maschera” non mi ero affatto sbagliato e questo lo confermo. Ci sarà un bel da ridere … per non piangere!
Gioacchino Genchi

sabato 14 marzo 2009

E' TEMPO D'AGIRE IN DIFESA DI GENCHI.

Vorrei svegliarmi ed accorgermi di aver vissuto solo un incubo...Svegliarmi potendo riuscire a vedere Paolo e Giovanni portare a termine il loro lavoro... Svegliarmi e saper che quel 23 maggio e 19 luglio 1992 non successe niente... Svegliarmi vedendo Paolo e Giovanni tra noi.... Vorrei ma purtroppo non posso...La realtà supera ogni incubo...Ed io non riesco più a stare a guardare,non riesco più a sopportare queste persone prendersi gioco di noi ma soprattutto dei grandi Uomini. Non sopporto più i mei connazionali che con l'indifferenza e il silenzio consentono che ciò accada!Sono arrabbiata nera,odio chiunque si sta rendendo complice di tutto ciò,odio la poca memoria di questo paese!

Si sta uccidendo Genchi sotto gli occhi di inermi spettatori e questo è atroce. E’ atroce vedere innocenti processati e criminali inquisitori. Personalmente , benché consapevole della mia non diretta responsabilità per i fatti del ’92 considerato che ero solo una bimba di nemmeno 4 anni, ho sempre sentito un profondo dovere interiore di riscatto per la colpa delle generazioni più grandi che hanno permesso ciò. Mi sono inconsciamente fatta carico delle loro colpe e come chiunque abbia una colpa cerco di espiarla promettendo di adoperarmi per riuscire a sentire quel fresco profumo della libertà.
Oggi vedo molte analogie con quel maledetto 1992. Non c’è il tritolo, ma c’è comunque la morte di servitori dello Stato. Credo che per chi ha un profondo culto delle Istituzioni e opera esclusivamente in virtù di questo ricercando la Verità, esattamente come finora ha fatto Genchi, non ci sia peggior tradimento, peggior affronto di vedersi dipinto come pericolo per le Istituzioni da coloro che le Istituzioni le hanno, annientate, distrutte, uccise. Non oso immaginare come possa sentirsi Genchi, attaccato da quelle Istituzioni che tanto voleva proteggere.Ma la cosa che mi rode dentro è la reazione della società civile. Perché se è vero che non posso sentirmi responsabile per le stragi del ’92, posso e devo sentirmi responsabile qualora dovesse accadare ciò a Genchi ( e non parlo di morte fisica). Credo si stiano rifacendo gli errori del ’92, credo che si stia lasciando nuovamente soli i servitori veri dello Stato, gente processata solo per aver fatto il proprio dovere. Non riesco a non pensare alle ultime frasi dello scritto di Benny(http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1170:la-profezia-di-salvatore-borsellino-su-gioacchino-genchi&catid=2:editoriali&Itemid=4) . Genchi arrestato. Genchi in galera. Mi sento male. La mia coscienza non mi farebbe più vivere. Come si può continuare avivere sapendo che una persona innocente è in galera per aver fattosemplicemente il suo lavoro ed averlo fatto anche per noi? E sapendo che noinulla abbiamo fatto per impedirlo? La voce della mia coscienza sarebbe ognigiorno sempre più forte e insopportabile. Credo e voglio credere che ciò mai accadrà, ma se ciò dovesse accadere sarà colpa di noi tutti, nessuno escluso, poiché non siamo stati in grado di difenderlo e proteggerlo. Perché le parole spesso non bastano ed occorre agire, avere coraggio ed opporsi con qualsiasi mezzo. Se dovessero riuscire a mettere in galera Genchi vorrà dire che non saremo riusciti nel nostro compito, ancora una volta non saremo stati degni di gente del valore di Genchi. E di certo non avremo meno colpe di coloro che assistettero in silenzio alle stragi del ’92. La storia si ripete.Leggo con orrore di chi allude ad un estremo atto da parte di questi assassini che ci governano volto all’uccisione fisica del Dott. Genchi. E l’orrore aumenta quando mi accorgo che la preoccupazione è di salvaguardare solo eventuali dati in possesso del Dott. Genchi. Anziché adoperarsi per non permettere l’uccisione di una persona cercando di proteggerlo in ogni modo si limitano a consigliargli di salvare e affidare a più persone e luoghi le sue conoscenze. Vergognoso!!!!!!! D’altronde siamo sempre in Italia, si piangono i morti dopo che si è fatto sì che venissero uccisi. Il dolore e la rabbia che provo dentro non riesco davvero ad esprimerla. Non riesco e non posso permettere che accada nulla di male a Genchi, starei così male da sentirmi io assassina, da sentirmi parte di quel sistema criminale che sta architettando tutto lo stesso che uccise il mio Paolo, Giovanni.Arriva il tempo in cui le parole ed i buoni propositi non bastano più, il tempo in cui bisogna agire, prendere delle posizioni, avere coraggio, difendere le proprie idee, i propri uomini, la propria terra indipendentemente da quali possano esser le conseguenze personali. Questo è quello che chiedo ai miei connazionali. Io voglio fare ciò, io devo difendere Gioacchino. Ma so bene che io da sola non posso fare molto.Io voglio essere in pace con la mia coscienza.! Non permettamo che tocchino Genchi!

venerdì 13 marzo 2009

io sto con Gioacchino Genchi! Perquisitemi!


Da poco ho appreso notizia della perquisizione dell’ abitazione e degli uffici di Gioacchino Genchi. Non capisco perché mai questa notizia mi abbia così sconvolto. D’altronde era molto prevedibile che ciò accadesse. Sarà un caso che laperquisizione parte su segnalazione della procura di Marsala, con procuratore Di Pisa? Saranno vere le voci di corridoio che vedono in uno dei membri del Ros un amico di Mario Mori? Coincidenze....ma io non cred alle coincidenze, soprattutto in questi casi. Ormai i potenti hanno davvero paura, credo temano di non riuscire ad occultare in tempo tutto, come da decenni hanno ben fatto. Il “nemico” è ben astuto e la loro paura cresce sempre di più e cercano di agire sempre più in fretta. Ma attenzione la paura è cattiva consigliera.Ormai in questa itaGlietta le parti si sono invertite, i criminali governano ed i giusti vengono perquisiti, attaccati, delegittimati. Cosa ci si può aspettare in fondo da un paese in cui si continua a legittimare un Presidente che è l’anti-giustizia fatta persona? Un Presidente che per la Costituzione non sarebbe potuto essere stato eletto….che controlla l’intera informazione ed è riuscito a crearsi un Governo, e anche Parlamento, ad personam.Un paese in cui 18 condannati siedono al Governo. Un paese in cui si permette di proclamare mangano eroe, si da la medaglia d’oro ad Andreotti e si vuol intitolare una via a Craxi. E devo ammettere che aveva ragione Schifani quando asseriva che Genchi non doveva lavorare per il nostro Stato – Orsù via da che italia e Italia si è mai visto che un onesto cittadino si possa occupare della Res Pubblica! Cosa ne può capire di gestione della res Pubblica qualcuno che mai è stato indagato ma che anzi vorrebbe operare in nome di Giustizia e verità. Bestemmie per la nostra classe dirigente queste parole.Gioacchino disse che i nomi che ricomparivano nell’ inchiesta Why not e di coloro che lo accusavano erano gli stessi di quelli della strage di via d’ Amelio.Oggi Genchi sarebbe l’unico in grado di dimostrare colpevoli e moventi delle stragi del ’92. Se ciò poi si ricollega alla possibilità di una riapertura dei processi su quel maledetto 19 luglio grazie alla collaborazione di Massimo Ciancimino risulta ben evidente l’esigenza di questo criminal Stato di auto tutelarsi e di certo non legittimamente.E’ evidente, e tutti i dormienti itagliani dovrebbero capirlo, che le accuse a Genchi ed il piano di delegittimazione non hanno nulla a che vedere con la preoccupazione dello Stato per la tutela della privacy dei suoi cittadini (ahahahah figuriamoci se si preoccupa di ciò!). Inoltre personalmente non ho mai capito questa paura per le intercettazioni. Un cittadino onesto, che non ha nulla a nascondere non ha nessun problema ad esser intercettato o a subire delle intromissioni nella sua privacy. Al contrario sono certa che tutti gli italiani sarebbe disposti a sacrificare un po’ della loro privacy per aver garantita più Giustizia. Ma così non è per i nostri politici. Che avranno mai qualcosa da nascondere?? Patti, alleanze, traffici poco puliti?? Domanda retorica. Questo dovrebbe far riflettere e meditare la gente!Tengo inoltre a precisare che Genchi non ha mai intercettato nessuno, ma si occupa semplicemente di incrocio di tabulati su mandato della Procura. Tutti i reati che a lui vengono ingiustificatamente attribuiti non sono altro che dei falsi pretesti per fermarlo, per impedirgli di svelare i malaffari di questo criminal stato negli ultimi decenni. Genchi non è che una vittima designata da quei criminali che con mezzi poco puliti e leciti si sono infiltrati nel cuore delle Istituzioni e che oggi si sentono minacciati da questo grande Uomo. Genchi non è altro che un onesto cittadino che ha solo una grande colpa: quella di esercitare con dignità e onesta il proprio lavoro. Ma in questa Itaglia ciò è una gravissima colpa. Ritengo che sia compito di noi tutti cittadini difendere un onesto cittadino come noi che sta subendo attacchi ingiustificati da parte di coloro che questo paese lo hanno ucciso. Occorre che la gente la smetti di infilarsi la testa sotto la sabbia e impari ad alzarla, a difendere il proprio paese da questi abusi e violenze che da anni vengono perpetrati. In nome della Giustizia, Nessuno tocchi Genchi!Salvatore Borsellino non molto tempo fa scriveva:” La morte della Giustizia”, oggi mi domando se può morire qualcosa che mai è esistita. Un paese migliore è possibile, ma a condizione che sia la gente a volerlo. A condizione che questa gente abbia coraggio e sia in grado di lottare per le sue idee e per difendere il proprio paese da questi barbari attacchi."Se un uomo non ha il coraggio di rischiare per le sue idee, o le se idee non valgono nulla, o non vale niente lui"

Toccante intervento di Salvatore Borsellino a Trapani.


Ragazzi buongiorno.


Mi rivolgo in particolare ai ragazzi perché mio fratello riponeva veramente tanta fiducia nei ragazzi quindi mi rivolgo soprattutto a loro. Vi ringrazio di essere qui così numerosi.A Messina mi sono state negate una dopo l’altra le aule in due facoltà : in quella di Economia e di Economia Politica perché evidentemente non ritenevano costruttivo che io andassi a parlare in quelle università e non lo ritenevano perché io vengo considerato un sovversivo .Io vengo considerato un sovversivo semplicemente perché chiedo Giustizia,perché a fronte del fatto che per la strage di via D’ Amelio ci sono tanti mafiosi che sono stati condannati all’ergastolo,che sono condannati a tanti anni di galera, ci sono però i veri mandanti di quelle stragi che invece non sono stati ancora neanche processati. Le indagini che li hanno riguardati sono arrivati fino a un certo punto e si sono fermati, di conseguenza oggi non sappiamo tante cose di quella strage. Non sappiamo quale esplosivo è stato adoperato, non sappiamo da dove è stato premuto il detonatore che ha causato quella strage, non sappiamo tante cose e queste cose non si possono sapere. E al momento in cui i processi arrivano ad un certo punto inspiegabilmente, o non tanto inspiegabilmente vengono bloccati. Non sappiamo niente del castello Utveggio dove c’era un centro del Sisde, un centro dei servizi segreti civili,dal quale come Gioacchino Genchi ha potuto dimostrare e come si legge dalla sentenza del Borsellino bis, quasi sicuramente è stato azionato il detonatore che ha causato quella strage. Non sappiamo e non possiamo sapere chi ha sottratto l’ agenda rossa di Paolo Borsellino dalla sua macchina ancora in fiamme perché anche quel processo nel momento in cui è arrivato alla fase dibattimentale è stato addirittura bloccato tramite un assoluzione assurda in fase di udienza preliminare dal giudice per le udienze preliminari ed il ricorso , eccezionalmente motivato dalla procura di Caltanissetta, contro questa assoluzione in Cassazione è stato bloccato, è stato respinto ed io sto aspettando ancora le motivazioni di questa sentenza di rigetto di questo ricorso della procura di Caltanissetta. E io mi chiedo come si può fare a non arrivare ad un processo per un uomo che è stato fotografato mentre si allontanava dalla macchina di Paolo ancora in fiamme con la borsa di cuoio di Paolo ancora in mano, borsa che sicuramente conteneva l’ agenda rossa di Paolo perché esistono le testimonianze di sua moglie e di sua figlia che gliela avevano vista mettere. Evidentemente queste cose non si possono sapere, io mi aspetto di leggere che cosa c’è scritto in quella motivazione perché per me è una cosa assurda che si possa fermare questo tipo di processo. Allora se dovesse arrivare una fotografia di chi nella stanza del castello Utveggio preme il detonatore che ha causato la strage di via d’ Amelio cosa faranno? Riusciranno a bloccare anche quel processo? E io per il fatto che continuo a chiedere Giustizia, che non mi rassegno, che grido, che cerco di fare indignare la gente di fronte a questa mancanza di giustizia, a questa giustizia negata vengo considerato un sovversivo e perciò non ho spazio sugli organi d’informazione e devo girare l’ Italia, come giro, cercando di parlare ai giovani, cercando di fare arrabbiare la gente. Vedete, è una brutta parola quella di far arrabbiare la gente, ma se non è una rabbia distruttiva ma è una rabbia che serve a costruire secondo me la rabbia è giusto che ci sia, è giusto che ci sia anche quella. Io vedete, vi potrei fare commuovere, vi potrei raccontare delle cose terribili relativamente a quella strage, vi potrei raccontare quello che mi raccontò Gioacchino Genchi che arrivò due ore dopo la strage in via D’Amelio e vide i pezzi di Emanuela Loi che si staccavano ancora dall’ intonaco nel quale quella bomba li aveva schiacciati, vi potrei raccontare queste cose. Ma io quando alla fine dei dibattiti mi vengono a dire che li ho fatto commuovere io gli dico che non sono riuscito a fare quello che dovevo fare: io vi voglio soltanto fare indignare perché questa strage del ’92 ancora non ha i suoi responsabili. E sapete perché non si hanno ancora i suoi responsabili? Perché per averli sarebbe necessario quello che Leonardo Sciascia dichiara che non può succedere, sarebbe necessario che lo Stato processasse se stesso perché io ritengo che la strage di via d‘ Amelio sia stata una strage di Stato, l’ultima che è seguita a quelle innumerevoli stragi di Stato che in Italia da Portello della Ginestra in poi si sono succedute una dietro l’ altra e che sono state stragi di cui non si sanno i mandanti, non si sanno gli esecutori, non si sa neppure il motivo per cui sono state fatte anche se il motivo si può ben riconoscere. Il motivo è perché queste stragi sono servite per indirizzare gli equilibri politici del nostro paese; così come l’ultima strage, quella del ’92. Perché su quella strage, sul sangue di quella strage si fondano oggi quegli equilibri che reggono questa disgraziata nostra seconda Repubblica. Questa è la verità.Io ringrazio il prefetto Sodano per averci mandato quelle nobilissime parole, perché il prefetto Sodano è una di quelle persone che è l’ esempio vivente di come oggi si uccidono i giudici. Oggi vedete, i giudici non si uccidono più, oggi i metodi che hanno portato all’ eliminazione di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono cambiati,oggi i metodi usati sono altri perché quelle stragi provocavano necessariamente la reazione dell’ opinione pubblica, provocavano necessariamente la reazione dello Stato e quindi i metodi sono stati cambiati per quello. Perché vedete, lo Stato in Italia non ha mai avuto una volontà autonoma di combattere la criminalità organizzata e la lotta alla criminalità organizzata è venuta sempre da settori dello Stato, da settori della magistratura, da settori delle forze dell’ordine; da settori dello Stato ma non dallo Stato nella sua totalità perché lo Stato al contrario con la criminalità organizzata e con la mafia ci ha sempre convissuto e tanto più ci convive oggi. Io credo che quell’ ingaggio con la criminalità organizzata nelle sole nostre zone del sud, oggi si sia esteso in maniera tale d’aver riempito, di essere arrivato in tutto il nostro paese. Io credo che la cosa peggiore sia proprio che questa criminalità organizzata si sia oggi penetrata addirittura all’ interno delle Istituzioni . E ritengo che il più grosso villipendio alle Istituzioni non sia il fatto che qualcuno chieda a un Presidente del Senato quali possano essere state le sue frequentazioni e con chi possa aver stretto società prima di arrivare a quella carica, io credo che il più grosso villipendio alle Istituzioni sia che persone che non sono degne di occupare quel posto occupino delle Istituzioni. Questo è il vero villipendio alle Istituzioni. Io credo che il più grosso villipendio alle Istituzioni sia che una persona che è il nostro Presidente del Consiglio con la mano sulla spalla di un pregiudicato, che è purtroppo anche senatore della nostra Repubblica, proclami Mangano eroe, che proclami a eroismo l’omertà. Questo è quello che è stato fatto. Quel Presidente del Consiglio in un’ archiviazione di un processo che non è potuto andare avanti, che non potrà andare avanti perché un lodo fatta da un sedicente Ministro della Repubblica, il lodo Alfano, impedisce di poter addirittura indagare le quattro più alte cariche della nostra repubblica. Gli assicura l’impunità. E questa persona che veniva chiamata alfa, e beta, lui insieme con Dell’ Utri, in una sentenza di archiviazione di un processo che come tanti non è potuto andare avanti con la mano sulla spalla di Dell’ Utri che è fondatore di uno dei partiti che oggi ci governa ha proclamato Mangano un eroe. Io ritengo che i veri eroi siano altri,i veri eroi sono persone come Agostino Catalano,come Claudio Traina, come Emanuela Loi, come Vincenzo Li Muli, come Walter Cusina : quegl’ uomini che soltanto con il loro corpo hanno protetto Paolo al momento in cui suonava il campanello della casa di via D’ Amelio. Perché quella piazza avrebbe dovuto essere sgombra di macchine, come gli stessi componenti della scorta avevano chiesto al Capo della Polizia, al Ministro dell’ Interno, invece era piena di macchine e tra queste una macchina piena di tritolo. Io voglio fermarmi qui, poteri parlarvi per ore delle cose terribili che non trovate nei mezzi di informazione perché purtroppo oggi non esiste un’ informazione libera. Oggi esiste una stampa che si autocensura: il peggio che possa succedere perché noi siamo un popolo di schiavi, un popolo che ci piace mettere la testa bassa ed avere qualcuno che ci tenga il piede sulla testa. Allora vi voglio lasciare semplicemente con un messaggio di Paolo che era rivolto a voi giovani ed è quindi mio dovere, che sono qui soltanto perché sono fratello di Paolo Borsellino e per nessun altro mio merito, riportare quella frase. Paolo l’ultimo giorno, alle 5 del mattino del 19 luglio scrisse una lettera, una lettera che era indirizzata a dei giovani come voi e quella lettera che comincia con una frase terribile perché Paolo parlando della sua vita di quei giorni, quei giorni in cui diceva: devo fare in fretta, devo fare in fretta; perché sapeva che i suoi giorni erano contati, era questione di ore perché dovesse arrivare la morte per lui. Paolo in quei giorni sapeva addirittura che a Palermo era arrivato il carico di tritolo per lui eppure ha cominciato quella lettera così parlando dell’ assassino di Falcone: “ La mia città si è di nuovo barbaramente insanguinata ed io non ho più tempo da dedicare neanche ai miei figli perché dormono al mattino quando esco da casa e che la sera, quando rientro quasi sempre nelle ore notturne, trovo nuovamente addormentati”. Questa era la vita di Paolo in quei giorni, giorni in cui Paolo diceva a mia madre che non faceva più le coccole alla sua figlia più piccola nell’ illusione che quando l’avessero ucciso i suoi figli potessero sentire meno la sua mancanza. Eppure paolo, in giorni terribili come quelli finisce la sua lettera con questa frase che è una frase per voi. Paolo dice: “ sono ottimista perché vedo che verso la criminalità mafiosa i giovani, siciliani e non, hanno oggi un’ attenzione ben diversa di quella colpevole indifferenza che io mantenni fino ai quarant’anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di combattere la mafia di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta”. Queste sono parole per me terribili perché Paolo parlando di se stesso parla di colpevole indifferenza e parla di indifferenza soltanto perché fino agli anni ’80, quando Rocco Chinnici lo chiamò a fare parte del pool, lui era stato magistrato civile e cominciò ad occuparsi di penale, e quindi della lotta alla criminalità organizzata solo a quarant’anni e parlando di se stesso parla di colpevole indifferenza. E allora cosa dovrei dire io che dalla Sicilia me ne sono andato a ventisette anni perché pensavo di non riuscire a vivere in un paese come questo in cui per ottenere un lavoro avrei dovuto chiedere dei favori e poi quei favori, a mia volta, avrei dovuto restituire. Ma io ho fatto una scelta egoistica, ho fatto una scelta per me stesso ed è stata una scelta sbagliata perché adesso quella criminalità organizzata da cui credevo di fuggire oggi me la ritrovo in tutto il nord e più forte che qui. Perché oggi la criminalità organizzata è tutt’altro: è riciclo di capitali che sono ingentissimi, pari al prodotto interno di un paese che vengono impiegati per l’ acquisizione di aziende, per entrare nel mercato azionario e poi è vero che non si vedono più i morti. Ma cosa credete, che non sia anche morire essere licenziati da un’ azienda perché chi ha acquisito quell’ azienda lo ha fatto soltanto per il riciclo di capitali? Non è morire anche questo? Vedersi sottrarre delle inchieste come sono state sottratte a De Magistris, a Clementina Forleo nel momento in cui erano arrivati ad attaccare i fili scoperti del nostro sistema di potere. Non credete che sia morire per il procuratore Capo della Repubblica di Salerno essere privato dello stipendio e della funzione semplicemente per non aver fatto altro che il suo dovere, per avere indagato sulla Procura di Catanzaro in quella che viene presentata come una guerra tra procure dalla solita stampa che tende a mistificare le notizie, quando invece era potere del Procuratore Capo di Salerno indagare sulla Procura di Catanzaro. Non credete che sia morire anche questo? Io tremo ancora a pensare quelle parole di Paolo quando parlando di se stesso parla di colpevole indifferenza che io mantenni fino ai quarant’anni. E io mi chiedo cosa dovrebbero dire tanti di noi, cosa dovrebbero dire tanti della mia generazione quando grazie all’ indifferenza di tanti di noi che Paolo Borsellino e Giovanni Falcone hanno potuto essere uccisi.


Salvatore Borsellino.

giovedì 12 marzo 2009

Radio Mafiopoli intervista Salvatore Borsellino


Fonte: la 23a puntata di Radio Mafiopoli: Salvatore Borsellino e chi é stato é stato

Salvatore Borsellino è uno di quei fiori rari di memoria attiva, di quelli per cui una perdita è soprattutto il dovere di un inizio. Lo incontro che è mattina già matura, nel suo ufficio, dove sorridono in foto suo fratello Paolo insieme a Giovanni Falcone.


- Salvatore, in uno stato civile i famigliari delle vittime che sono morte per servire lo stato non dovrebbero avere l’obbligo e l’emergenza di continuare a lottare ma dovrebbero avere il diritto semplicemente di preservarne la memoria. Invece questo con tuo fratello Paolo Borsellino non è successo...
- Non è successo anche perché, purtroppo, quello che si tenta di fare in Italia è di limitare la commemorazione di Paolo, facendola diventare proprio commemorazione, cioè pensando a Paolo come una persona morta. Invece la verità è tutt’altra: io vado tanto in giro in Italia e mi accorgo che la figura di Paolo è una figura ancora estremamente attuale, una figura estremamente viva. La gente la sente proprio come qualcosa che gli manca e che vorrebbe. E allora noi ci siamo dovuti prendere questo compito soprattutto per un fatto: per il fatto che di quella strage non è stata fatta giustizia, cioè non si sa ancora nulla, i processi vengono bloccati e le indagini su alcuni punti chiave come quello dell’agenda rossa [l’agenda su cui Paolo Borsellino segnava gli sviluppi e le ipotesi sulle sue indagini, misteriosamente sparita dalla borsa del giudice prelevata subito dopo l’attentato di via D’Amelio ndr]o del Castello Utveggio non vanno avanti. E c’è proprio un patto a qualche livello che sancisce che queste cose devono essere dimenticate dall’opinione pubblica. Di queste cose non si deve parlare, le deve coprire il silenzio. A fronte di questo atteggiamento è nostro dovere, dei famigliari di Paolo, cercare di tenere viva nelle persone la memoria che qualcuno invece cerca di occultare.

- Secondo te, perché c’è questa sonnolenza di gran parte della società civile, per cui ogni tanto, anche andando in giro parlandone, facendo incontri, ci si accorge che, inconsciamente, la gente sembra che dia per chiuso o per risolto il problema dei colpevoli della morte di Paolo?
- Perché quello che è stato fatto è proprio cercare di fare passare l’assassinio di Paolo e di quei ragazzi che sono morti in via D’Amelio come una strage di mafia. E purtroppo credo che a livello di opinione pubblica si sia abbastanza riusciti in questo intento. Hanno messo in galera un po’ di persone - tra l’altro condannate per altri motivi e per altre stragi - e in questa maniera ritengono di avere messo una pietra tombale sull’argomento. Devo dire che purtroppo una buona parte dell’opinione pubblica, cioè quella parte che assume le proprie informazioni semplicemente dai canali di massa - televisione e giornali - è caduta in questa chiamiamola "trappola" ed è stata, potremmo dire, partecipe inconsapevole di questo disegno. Quello che noi invece cerchiamo in tutti i modi di far capire alla gente - e un certo numero di persone, cioè quelle che assumono informazioni anche dai libri e dalla rete, questa cosa la capiscono sicuramente e c’è anche una forte attività sul voler dire la verità - è che questa è una strage di stato, nient’altro che una strage di stato. E vogliamo far capire anche che esiste un disegno ben preciso che non fa andare avanti certe indagini, non fa andare avanti questi processi, che mira a coprire di oblio agli occhi dell’opinione pubblica questa verità, una verità tragica perché mina i fondamenti di questa nostra repubblica. Oggi questa nostra seconda repubblica è una diretta conseguenza delle stragi del ’92.


- Al di là degli esiti processuali (che in realtà non ci sono nemmeno poiché qui si procede per archiviazione) ci sono degli elementi incontrovertibili che fanno credere che ci sia una relazione tra la strage di via d’Amelio e una certa parte di Stato in quel tempo?
- È vero che si procede per archiviazione, ma la gente si dovrebbe rendere conto che archiviazione non vuol dire che una persona o delle persone sono state assolte, ma semplicemente che le indagini non hanno potuto nei tempi necessari arrivare al punto in cui avrebbero dovuto arrivare. E se la gente si andasse a leggere tutti i procedimenti di archiviazione, per esempio di Caltanissetta, che tra l’altro spesso sono archiviazioni magari forzate dal capo della procura - come per esempio nel caso dei Tescaroli come ben si legge nel recente libro "I colletti sporchi" di Tescaroli e di Ferruccio Pinotti - si capirebbe che l’archiviazione non è un’assoluzione e nemmeno significa che le indagini ad un certo punto si sono fermate perché non c’erano elementi. Spesso gli elementi ci sono ma non hanno potuto essere sviluppati a sufficienza oppure addirittura qualcuno ha fatto sì che il processo ad un certo punto venisse bloccato. Quindi gli elementi ci sono sicuramente: basta andare per esempio a leggere negli atti del Processo ’Borsellino Bis’ la relazione di Gioacchino Genchi quando scrive quale può essere stato l’unico punto da cui può essere stato attivato il telecomando che ha fatto esplodere l’esplosivo preparato in via D’Amelio, basta andare a vedere - sempre nella stessa relazione - quali telefonate sono partite in un senso e nell’altro da Castel Utveggio verso numeri intestati a componenti dei Servizi Segreti, per capire come gli elementi ci sono e sono fortissimi. Basta andare a vedere le fotografie dell’Arcangioli [colonnello dei carabinieri ndr ] che si allontana dalla macchina esplosa con la borsa dell’agenda rossa in mano e chiedere come davanti ad una prova incontrovertibile come questa le indagini siano state nuovamente bloccate per capire come sia evidente come non è che non ci siano elementi sui quali avviare dei procedimenti, ma c’è la precisa volontà di bloccarli nel momento in cui arrivano a toccare certi fili che non devono essere toccati, quando arrivano a certe persone che sono - adesso anche per legge dello Stato, anche se è una legge incostituzionale - intoccabili.


- Ho letto quello che hai scritto sul procedimento di archiviazione legato alla vicenda della sottrazione della borsa e mi sono chiesto qual è stata la tua sensazione da famigliare nel vedere la borsa contenente la famosa agenda rossa (una delle memorie più importanti di Paolo) in mano ad una persona che nella fotografia è ritratta con piglio molto sicuro in una situazione assolutamente tragica, in mezzo a cadaveri, con tutto quello che stava succedendo in quel momento: ti ha scoraggiato o ti ha dato nuova linfa per continuare a pretendere la verità?
- In un primo tempo - l’ho anche scritto sul mio sito - è stata di scoraggiamento. Addirittura, scrissi: "non so se riuscirò a resistere a questo ulteriore colpo". Poi purtroppo mi sono accorto di non potermi permettere questi atteggiamenti, anche se momentanei, perché la gente che mi segue e che segue la mia lotta è rimasta un po’ smarrita rispetto a questa mia affermazione e ha pensato che allora non ci fosse più niente da fare. Io mi sono ripreso immediatamente e ho preso anzi da questa vicenda ulteriore linfa come faccio da sempre. Ormai mi sono imposto un’operazione mentale quasi cosciente: a fronte di questi scoraggiamenti ne adopero i motivi per buttarli dentro la fornace e far sì che producano ulteriore rabbia. Ed è quello che mi è successo anche in questo caso: a fronte di questo ennesimo insabbiamento addirittura in questo caso di una prova assolutamente evidente. Prima tu dicevi che basta guardare la fotografia per vedere con che faccia sicura si muove. È proprio questo che mi fa rabbia, che mi ha provocato prima scoraggiamento e adesso ha aumentato la mia rabbia: l’ambiente in cui si trovava e il fatto che l’Arcangioli si muovesse calpestando cadaveri, camminando in mezzo a pozzanghere di sangue. Questo al contrario è stato adoperato nella sentenza di archiviazione del GUP proprio per giustificare il fatto che si assolveva l’Arcangioli che ha giustificato le dieci versioni diverse sui suoi movimenti e sulle persone a cui avrebbe consegnato la borsa, dicendo proprio che era così sconvolto dall’aver dovuto calpestare pezzi degli agenti della scorta di Paolo e dello stesso Paolo, che in quella condizione non può ricordare. E io credo che basti che una qualsiasi persona guardi l’atteggiamento dell’ Arcangioli che si allontana con passo sicuro guardandosi intorno tranquillamente - forse per verificare se qualcuno lo stesse osservando - per capire che questa motivazione della sentenza è addirittura assurda e che in base a quella motivazione Arcangioli non può essere assolto e non si può bloccare il processo. Io questa motivazione - benché non l’accetto neanche da lui trattandosi di un magistrato - la posso accettare da Ayala, il quale dice di non ricordare se effettivamente quella borsa gli è stata consegnata e se l’ha presa o non l’ha presa. Ma Ayala era anche amico di Paolo e quindi aver dovuto - come ha detto lui - "scavalcare il troncone di Paolo" penso che possa avergli provocato uno shock. Arcangioli in quel caso, guardando le riprese, mi sembra una persona che sta compiendo un’operazione di guerra. In guerra di cadaveri se ne vedono e se ne calpestano, tant’è vero che Arcangioli sembra proprio che stia compiendo una missione che qualcuno gli ha affidato.



- Tornando su quell’appunto sull’agenda di Paolo in riferimento all. On. Mancino (secondo cui Paolo Borsellino sarebbe rimasto sconvolto da un incontro con Mancino proprio alcuni giorni prima dell’attentato), tu che idea ti sei fatto? Sapendo che lì è terreno minato...
- Di quell’incontro io ritengo che sia evidente - anche davanti alle giustificazioni puerili di Mancino - il fatto che ci sia stato e che in quell’incontro deve essere successo qualcosa di importante. Mancino adduce delle giustificazioni così puerili, che io chiamerei vergognose più che puerili, dicendo "io non conoscevo fisicamente Paolo Borsellino e quindi non posso ricordare se tra le altre mani che ho stretto ci fosse anche la sua". Queste sono le frasi ignobili che adopera, come se la mano di Paolo Borsellino fosse una mano qualsiasi quando Paolo Borsellino in quei giorni era una persona della quale tutti erano sicuri che la morte fosse vicina. Che un ministro dell’interno possa non essersi interessato di chi era Paolo Borsellino e possa non aver visto neanche quel giudice che trasportava la bara di Falcone vestito della sua toga e che quindi possa affermare di non conoscerlo fisicamente è veramente una cosa che si può definire puerile, direi anche che si possa definire ignobile che un allora ministro della Repubblica parli in questa maniera nei confronti di un giudice come Paolo Borsellino. Anche le sue giustificazioni addotte tirando fuori quell’agendina in cui non c’è scritto assolutamente nulla per cercare con quella di contrastare l’agenda che io gli avevo presentato dove di pugno di Paolo c’è scritto "ore 19.30 Mancino". A fronte di una testimonianza autografa di Paolo lui tira fuori da un cassetto un planning qualsiasi dicendo: ecco qui non c’è scritto l’appuntamento quindi io non ho avuto nessun appuntamento con Paolo. In quell’agendina non c’è scritto, e io l’ho vista molto velocemente nella ripresa televisiva, ma ci sono scritte tre righe in tre giorni diversi. Se quella è l’attività di un ministro della Repubblica, che si può concentrare in tre righe scritte in fondo all’agenda per un’intera settimana, penso che tutti devono capire che questa sia una giustificazione di una persona forse in difficoltà e che quindi cerca in qualche maniera di trovare delle prove. Io sono convinto, e tante cose me lo fanno pensare, che in quell’incontro a Paolo abbiano prospettato quella trattativa tra mafia e Stato che adesso sta emergendo in tutta la sua evidenza dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino. E se ne sta parlando in quel processo nascosto che si sta svolgendo a Palermo, proprio sulla trattativa in cui sono imputati il colonnello Mori e tutti i componenti del Ros, che hanno portato avanti questa trattativa per conto dello Stato.


- Secondo te il fatto che dalle bombe si sia passati invece ad un’azione mafiosa fatta di decreti o di comunicazione "di distrazione" vuol dire che Loro hanno meno paura? si sentono più impuniti? o noi siamo meno efficaci nella nostra opera di pretesa di legalità e giustizia reale?
- Io penso che faccia parte tutto della stessa strategia, per cui da un lato la cupola mafiosa ha deciso di inabissarsi e quindi di essere meno evidente all’opinione pubblica per tornare allo status quo precedente agli anni Ottanta, quando c’era una connivenza tra stato e mafia che non balzava agli occhi, poi c’è stata la stagione stragista dei corleonesi e a questo punto si è ritornati - ed è stata una scelta ben precisa - alla situazione precedente. In più le persone che oggi detengono il potere sono molto esperte dal punto di vista della comunicazione e dell’impatto sulle persone, perché sono dei maestri a gestire la loro immagine attraverso gli organi di comunicazione che tra l’altro hanno in mano. Sono dei maestri a gestire l’impatto sull’opinione pubblica. La strategia ben precisa è stata - a fronte del fatto che la reazione della coscienza civile rispetto alle stragi di Capaci o di via D’Amelio e a fronte dell’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa e di tutte le altre innumerevoli stragi di Stato che l’hanno preceduta è tale da costringere lo Stato a simulare una reazione e da rendere necessario il prendere, almeno di fronte all’opinione pubblica, dei provvedimenti che poi a poco a poco nei tempi successivi vengono rimangiati - quella di non adoperare più il tritolo per eliminare i giudici ma di eliminarli in maniera ancora peggiore come è stato fatto con De Magistris e come è stato fatto con la Forleo e con Apicella. Proprio perché questo tipo di azione comporta in ogni caso la messa a tacere, l’eliminazione di quella persona che deve essere eliminata. Però non provoca per contro quella reazione dell’opinione pubblica che costringe lo stato a simulare una reazione nei confronti della criminalità organizzata, visto che in effetti una reazione autonoma e una lotta autonoma dello stato nei confronti della criminalità organizzata in Italia possiamo dire a voce alta che non c’è mai stata.


- Ti faccio una domanda un po’ scomoda. Falcone diceva che "per combattere la mafia serve non l’impegno straordinario di pochi ma l’impegno ordinario di tutti". Questo fronte comune dell’antimafia sembra impossibile da realizzare: l’antimafia diventa in qualche caso uno strumento politico, magari per un’opposizione che manca di altri contenuti, e comunque sconta al suo interno alcuni dissapori per questa presunzione di qualcuno di essere il detentore unico dell’antimafia . Tu hai trovato, hai vissuto dinamiche di questo tipo? credi che ci possa essere un momento per cui l’urgenza riesca veramente ad unire tutti?
- Io non so perché mi dici che è una domanda scomoda: questo è quello che io ho sempre pensato. Il fatto è che nelle organizzazioni antimafia da un lato si insinua della gente che cerca di sfruttare questo filone anche per le proprie mire personali e dall’altro ci sono delle vere e proprie infiltrazioni nell’organizzazione antimafia di gente che arriva esattamente dall’altro lato. Faccio l’esempio del consigliere di Francesco Messina Denaro - il signor Vaccarino - che nonostante sia stato condannato a nove anni per traffico di droga sta cercando di rifarsi una verginità e addirittura di infiltrarsi, di porsi come una persona che fa parte di organismi antimafia e che promuove delle organizzazioni antimafia. Questa persona l’ho addirittura querelata perché ha cercato di infangare la memoria di mio fratello dicendo addirittura che Paolo si era presentato in carcere tre giorni prima di morire dicendo che su di lui si era sbagliato e che quindi l’avrebbe fatto mettere in libertà, cosa assolutamente assurda per un giudice come Paolo fare un’azione del genere, tant’è vero che poi ho cercato di documentarmi andando a cercare proprio nell’unica sua agenda che ci è rimasta, l’agenda grigia, e ho visto come nei movimenti di Paolo in quei giorni non sia assolutamente menzionata una visita alle carceri dove era detenuto questo personaggio. In più io ritengo che ci siano delle organizzazioni antimafia di grandi dimensioni e, io non ho paura di parlare, faccio riferimento a Libera, che potrebbero fare molto di più. Libera si presenta come l’associazione di tutte le associazioni antimafia. Io dico: non sono neanche stato invitato l’anno scorso a Bari alla manifestazione nazionale antimafia. Probabilmente non ci sarei andato proprio perché quando queste organizzazioni assumono queste dimensioni forse non fanno abbastanza attenzione a guardare chi viene invitato e se le persone invitate sono degne di stare lì dove si manifesta contro la mafia. Le posizioni che assumo da un po’ di tempo necessariamente devono andare non contro le istituzioni, ma contro chi le occupa, perché io ritengo che il più grosso vilipendio alle istituzioni sia il fatto che certe persone non degne di occupare quelle istituzioni, le occupano. Allora il fatto che io debba necessariamente, per forza di cose, per quelle che sono le mie convinzioni sulla strage del ’92, andare ad attaccare delle persone che occupano le istituzioni viene visto da certe organizzazioni come qualche cosa di dirompente, qualcosa che non può essere mostrato. E di conseguenza io non sono stato invitato a quella manifestazione ed è successo un caso quest’anno quando dopo essere stato invitato a Crema - non mi ricordo se Crema o Cremona - a parlare nell’ambito della Carovana Antimafia è arrivato il volantino senza il mio nome. Probabilmente perché non ero abbastanza presentabile, proprio per questo mio atteggiamento. Io credo che queste cose fanno veramente pensare: forse ad un certo punto le organizzazioni antimafia quando crescono troppo devono salvaguardare certi equilibri e io queste cose le ho dette anche recentemente ad un incontro che ho avuto con Nando Dalla Chiesa, e l’ho detto in maniera franca. Io mi aspetterei da Libera che assuma certi atteggiamenti molto più forti in certe situazioni a fronte di certi fatti che accadono in Italia, invece siamo sempre i soliti: io, Sonia Alfano, Benny Calasanzio, l’organizzazione Dei Georgofili, che assumono atteggiamenti netti e decisi. Non voglio dimenticare anche mia sorella, tant’è vero che non mi risulta che mia sorella attualmente sia in rapporti idilliaci con Libera.


- Non ti capita mai di sentirti solo in questa battaglia?
- Ma io, probabilmente per il fatto che vado tanto in giro e incontro tanti giovani e tante persone che della lotta alla mafia hanno fatto un loro impegno ben preciso e costante - e io vengo invitato in tutta Italia non sicuramente dalle istituzioni ma da gruppi autonomi di ragazzi, da ragazzi dei licei, ragazzi delle scuole, dai meet up di Grillo - mi sento meno solo, cosa che forse se non avessi questi incontri costanti con questo tipo di persone probabilmente mi potrebbe succedere.


- Quale potrebbe essere il consiglio che ti sentiresti di dare alla gente che vive di televisione , alla gente che ogni 19 luglio prova una commozione autentica nel vedere al TG, se lo faranno quest’anno, il servizio sulla morte di Paolo? Qual è lo scatto che manca per avere veramente una nuova partigianeria, nel senso di prendere in modo deciso e netto e intellettualmente onesto una parte?
- Guarda, quando faccio questi incontri con i giovani e anche con gli adulti alla fine qualcuno mi viene a dire: "mi sono commosso". Io forse in maniera troppo brusca gli dico che se si è commosso allora io non sono riuscito a fare quello che intendevo fare. Perché io in questi incontri con la gente intendo far indignare le persone, intendo fargli suscitare una rabbia contro quello che è lo stato del nostro paese. Quello che invece qualcun altro vuole fare è proprio di limitare le memorie di Paolo alla commozione una tantum in occasione delle cerimonie di commemorazione o altro. Questo è quello contro cui mi ribello, questa è una ben precisa strategia e proprio a fronte di questo io ho organizzato questa manifestazione quest’anno in via D’Amelio il 19 luglio per impedire che la gente vada lì a commuoversi, per impedire che i soliti avvoltoi vengano lì a celebrare la morte di Paolo Borsellino. Il consiglio che posso dare alla gente è quello di spegnere la televisione e di non leggere i giornali e invece di informarsi in maniera autonoma come infatti per fortuna fanno oggi tanti giovani. È vero che esiste anche la massa di giovani che guarda il Grande Fratello e purtroppo questo mi viene detto da quei giovani impegnati che incontro, dicono di sentirsi certe volte un po’ isolati perché cercano di diffondere queste cose e si sentono rispondere: "no guarda che devo registrare il Grande Fratello". Purtroppo è vero che questo problema esiste, però io dico che nelle nuove generazioni soprattutto c’è una tendenza a non accettare questa informazione così come viene propinata per cercare di addormentare l’opinione pubblica, per addormentare le menti, e a cercare invece di informarsi direttamente. Il consiglio che posso dare alla gente è proprio questo: leggere, leggere il più possibile, informarsi in maniera autonoma e quindi in questa maniera conoscere quella che è la verità. Poi certe cose verranno autonomamente, verranno come diretta conseguenza del fatto che la gente sa, che la gente conosce. Io mi accorgo che c’è una grossa ignoranza in giro, c’è la strategia di fare dimenticare, addirittura di cancellare le nostre memorie, che è quello che viene fatto: si cerca di cancellare la memoria della Resistenza, si cerca di cancellare la stessa Costituzione o per lo meno di stravolgerla. La strategia, purtroppo, è una strategia che sta dando i suoi frutti e che in questo momento purtroppo è vincente. Bisogna incitare la gente a reagire a questa strategia, a non perdere la propria memoria, a informarsi. Quando vado in giro a parlare oggi di agenda rossa e di Castel Utveggio spesso la gente rimane stupita. Mi confessa di non conoscere assolutamente queste cose. Se la gente conoscesse che cosa c’è dietro la strage del ’92 forse reagirebbe in maniera diversa. E forse oggi non saremmo nel terribile stato in cui siamo.


- Ma tu sei ottimista?
- Io non mi posso definire ottimista, nel senso che se non altro penso che della mia lotta per la giustizia e per la verità credo che non riuscirò a vedere i risultati. Io credo che me ne andrò da questo mondo ancora continuando a lottare, e lo farò fino all’ultimo giorno, per la verità e per la giustizia. Ma credo che non riuscirò a vedere i risultati di questa mia piccola lotta che spero non sia solo mia. Però se continuo a farlo vuol dire che credo - e lo credo fermamente - che le nuove generazioni, le generazioni che verranno, riusciranno a sentire quel fresco profumo di libertà di cui Paolo parlava e per cui Paolo è morto.
da radiomafiopoli.org

lunedì 9 marzo 2009




Non è sempre facile esprimere con le parole le profonde emozioni dell’anima: qualsiasi descrizione risulterebbe incompleta e non totalmente rappresentativa.I due giorni da poco trascorsi (purtroppo) sono stati i più belli ed emozionanti della mia vita, che mai potrò dimenticare.Venerdì ho potuto finalmente incontrare Salvatore, un Uomo straordinariamente speciale.
Mi è stato vicino, ad ogni suo abbraccio la mia anima vibrava ed il mio cuore gioiva, ero davvero onorata e felice d’essergli accanto. Avevo così tanto desiderato di conoscerlo che quasi non credevo che lui era proprio lì, vicino a me.E’ un Uomo di un’umanità immensa, spero di esser riuscita a trasmettergli tutto il mio affetto.
Non riesco a spiegare tutte le emozioni da me provate in questi indimenticabili giorni, è qualcosa di così forte e personale da non poter esser spiegato con parole.A Salvatore voglio un bene dell’anima,è per me un punto di forza, un esempio da seguire.
Ha avuto parole molto affettuose e belle nei miei riguardi, spero di meritarle e soprattutto spero di riuscire a dare il mio valido contributo alla sua lotta, alla nostra lotta. Vorrei con tutto il mio cuore regalargli almeno un po’ di quel fresco profumo di libertà per cui lui sta tanto lottando e che tanto merita.
Spero che un giorno possa esser fiero di me e dei suoi giovani, su cui ,come Paolo, confida molto.
GRAZIE MILLE Salvatore, per tutto quello che hai fatto per me. Ti voglio bene.
Valentina.

Intervento di salvatore Borsellino alla presentazione di Colletti Sporchi.


“… Ma io mi chiedo perché, io trovo su tutti i giornali processi e resoconti su Meredith, su questo tipo di processi che colpisco una repubblica e non trovo invece altri processi che si svolgono in questo momento.. Mi chiedo perché per conoscere queste notizie devo leggere il libro di Luca Tescaroli e per fortuna che c’è, esiste, però purtroppo questo libro lo leggeranno in 100.000, 200.000 persone, gli altri,le altre migliaia di persone queste cose non le sapranno,non sapranno… Mi succede di parlare di alfa e beta quando vado in giro per l’intera nazione e la gente non sa chi sono alfa e beta, nonostante esistono dei processi in cui di alfa e beta, di autore 1 e autore 2 si è parlato. E quando faccio queste sigle la gente non li conosce, non sa a chi si riferiscono queste sigle nonostante vi sono delle sentenza, ripeto che sono delle sentenze di archiviazione,però nella quali si dice che di alfa, cioè il nostro Presidente del Consiglio si è accertato quelli che sono stati i suoi contatti con la criminalità organizzata, con la mafia; che poi sono quei contatti e quei rapporti che poi hanno portato alle stragi del ’92, hanno fatti si che in questo libro ci sia scritto Colletti Sporchi. Ma questi colletti sporchi di sangue, non sono sporchi soltanto di economia, di finanza, sono sporchi di Sangue perché oggi noi viviamo in una Repubblica che è la diretta conseguenza delle stragi del ’92. Quelle stragi del ’92 sono state funzionali a quello che oggi è l’equilibrio politico in Italia. E’ questa purtroppo la triste realtà e purtroppo nei giornali queste cose non le dicono… Io leggevo prima Repubblica visto che leggo Repubblica, io leggevo prima repubblica e adesso non riesco più… Perché se compro il Corriere della sera, se compro la Repubblica, non dico addirittura il foglio mi sembra di leggere sempre lo stesso giornale, certe notizie vengono occultate… repubblica a Palermo ha una parte nella quale si parla effettivamente di criminalità organizzata, se compro lo stesso giornale a Milano di quei processi non si parla assolutamente, dei processi che ci sono in corso in Sicilia di cui nella redazione regionale queste cose si trovano, non si trovano invece nella redazione nazionale. Forse che la criminalità organizzata sia una cosa che interessa solo la Sicilia, forse viviamo ancora in quest’illusione che la criminalità organizzata sia qualcosa che interessa alla sicilia e basta, quando ormai c’è un paese vicino milano che si chiama brucchinasco che viene chiamato la P2 perché praticamente le famiglie…si sono trasferite in massa in quelle zone perché è lì che l’economia può essere surrogata, è lì che si possono riciclare i capitali, e questa è una cosa che io non capisco. Sembra quasi che siamo tornati ai tempi del ... POT in cui c’erano le veline che distribuivano le cose che si dovevano stampare,oggi c’è qualche altra cosa. C’è il velino che spesso da l’imbeccata agli altri giornali, a quello che gli altri giornali riportano, il velino che a sua volta è imbeccato dai servizi segreti italiani, da quelli stessi servizi segreti che avevano la loro base nel castello al utveggio. Al Castello utveggio dal quale, e potrebbe essere provato se si potesse andare avanti, esisteva la sede del Sisde e dalla quale, io ne sono certo,è stato azionato il detonatore che provocò la strage in via D’Amelio. E che alle volte non si legge, non si legge del cosiddetto processo nascosto come ha voluto chiamare Travaglio, che si sta svolgendo a palermo. Quanti in Italia lo conoscono, il fatto che a Palermo si stanno processando l’allora colonnello Mori – ora sarà… visto che tutti fanno carriera, il Capitano Arcangioli, fanno carriera le persone che si occupano direttamente di certe cose-si sta processando l’allora colonnello mori,l’allora capitano Obinu, adesso saranno sicuramente generali entrambi e quella ignobile e scellerata trattativa che è stata portata avanti ai tempi della strage in via d’ amelio, subito dopo la strage di Capaci; di queste cose perché non si legge niente? Non si legge niente perché non solo nella situazione siciliana, in Italia io non trovo mai una riga su questo processo perché di questo processo non si deve parlare, non si deve sapere quello che sta dichiarando Massimo Ciancimino che ha fatto tornare indietro l’orologio della trattativa che fino a questo punto tutti credevano che fosse partita dopo la strage in via D’amelio e che invece è partita prima di quella strage e che è stata probabilmente uno dei momenti principali della strage di via d’amelio. Tante cose non si leggono, ma io ho avuto, per parlare con termini leggeri una querelle con mancino. Mancino a cui io ho rinfacciato la sua perdita di memoria per il fatto che non ricorda di aver incontrato Paolo Borsellino il 1 luglio 92 nelle stanza del Viminale. La mia lettere a mancino non è stata pubblicata da nessun giornale,nemmeno da la Repubblica alla quale io l’ho mandata e l’ho mandata ripetutamente. La smentita di Mancino a quello che io avevo detto è stata pubblicata su due pagine , e lo stesso è successo ai tempi di mastella, quando nella vicenda de magisteri io appoggiavo de magistris e mandavo lettere aperte e queste lettere aperte non comparivano. La lettera aperta di mastella è compativa su due pagine e a me questo, io non sono sicuramente una voce tale da meritarmi delle pagine sui giornali però i giornali dovrebbero avere obbiettività. Io ho mandato alla stessa Repubblica una replica a Mancino dicendo che reclamavo il diritto di replica e questa replica non è stata neanche pubblicata. Purtroppo in italia sta succedendo qualcosa , è da anni che succede, qualcosa di terribile. Io qui sono un po’ fuori posto perché sto in mezzo ad attori della giustizia, io che sono semplicemente uno spettatore, sono un cittadino italiano perché non voglio parlare neanche come fratello di paolo Borsellino, sono un cittadino italiano che chiede giustizia per quella strage, chiedo che su quella strage sia fatta giustizia, chiedo che su quella strage si possano portare avanti i processi, chiedo che se un uomo è stato fotografato mentre aveva in mano una borse e che questa borsa conteneva sicuramente l’agenda rossa di paolo, agenda rossa di paolo che è uno dei motivi perchè quella strage è stata perpetrata,è stata perpetrata in quella maniera e non sicuramente per i mafiosi. Io chiedo che ci possa essere giustizia, ci possa essere almeno un processo su questo; invece questo processo viene negato ed è per questo che pochi giorni fa io ho parlato della morte della Giustizia, del fatto che sulla giustizia è stata messa una pietra tombale perché si era quasi arrivati alla fase dibattimentale per quest’uomo che era stato ritratto con la borsa di paolo in mano mentre sottraeva l’agenda rossa e poi un gup alla procura di Caltanissetta, al tribunale di Caltanissetta ha assolto quell’uomo per non aver commesso il fatto semplicemente per il fatto che si è giustificato, nel fatto che ha dato almeno dieci versioni diverse della sottrazione di quella borsa dicendo che era così sconvolto dall’aver dovuto camminare in mezzo alle pozzanghere di sangue e in mezzo ai pezzi dei ragazzi di paolo e di paolo stesso da non poter ricordare quello che era successo. Io ho visto venti volte, trenta volte,quaranta volte, continuo a vedere le riprese di quell’uomo con quella borse , a me non sembra affatto un uomo sconvolto, cammina con passo sicuro e si allontana dalla macchina per andare a consegnare quella borsa, quell’agenda a chissà chi, io non dico che il capitano arcangioli abbia lui sottratto quella borsa, non lo dico,non lo posso dire, lo potrebbero dire i giudici se si arrivasse alla fase dibattimentale di un processo, mentre a quella fase dibattimentale del processo non si arriverà e non si arriverà mai perché lo stato non può processare se stesso, questa è la verità, che non si potrà mai arrivare ad avere giustizia. Io posso gridare quanto voglio la mia voglia di giustizia,la mia sete di giustizia ma io non arriverò mai a veder fatta giustizia per quella strage perché quella non è stata una strage di mafia, quella è stata una strage di stato, è stata una strage di stato e di conseguenza se lo stato non processerà se stesso su quella strage non sapremo mai la verità .PAOLO andava spesso a parlare ai giovani,andava spesso a parlare nelle scuole e una cosa che diceva paolo è che spesso la magistratura non può arrivare a condannare delle persone sospettate di delitti perché non riesce ad avere le prove però arriva molto vicina alla verità poi non esistono gli elementi processuali per poter arrivare in giudizio e per poter condannare quei criminali o quelle persone indagate. Però paolo diceva a questo punto dovrebbero essere , lui parlava dei politici, dovrebbero essere i partiti stessi che eliminano queste persone dalle loro liste, che facciano si che non possano arrivare al Parlamento, dovrebbero essere gli stessi partiti politici a fare pulizia. Oggi viviamo in un paese in cui sta succedendo esattamente tutt’altro, oggi viviamo in un paese in cui non solo i partiti politici mettono in liste, mettono nelle prime posizioni della lista proprio quelle persone, le persone più ricattabili in maniera tale da potere poi esercitare il potere nella maniera più semplice. Ma a noi ci hanno tolto addirittura la possibilità di poter scegliere noi chi votare, noi veniamo trattati come gli analfabeti, noi non possiamo fare altro che mettere una croce sulla casella e poi qualcuno ha deciso chi deve andarci a governare, è questo il motivo per cui alfa è diventato capo del governo e il suo compagno, quello per cui lui stesso ha detto -io ho visto poco tempo fa e spero spero spero spero altrettante volte queste cose, ho visto quando presentandolo alla televisione diceva- senza quest’uomo forza italia non esisterebbe. E quest’uomo è un uomo che è stato condannato a nove anni (…rumore d’applausi…) questo è un criminale e come altri ben 18 criminali si siede nel nostro parlamento. Questa è la maniera in cui oggi i partiti fanno pulizia. Io griderò fino all’ultimo giorno della mia vita la mia voglia di giustizia, la mia sete di giustizia. So che questa giustizia non riuscirò ad avere, però devo assistere giorno per giorno ad altri assassinii di magistrati. Sono assassinii di magistrati senza sangue, sono assassinii di magistrati in cui il sangue non c’è e quindi la gente non si indigna, ma voi credete che non siano dei veri e propri assassinii quelli con cui a Luigi de magisteri sono state sottratte le sue inchieste, quelle con cui il procuratore capo della procura di salerno è stato privato delle sue funzioni…non penserete che siano questi degli assassinii e l’informazione come ha presentato questa vicenda? Io non ho letto un solo giornale in cui questa vicenda in cui un magistrato è stato assassinato, privato delle sue funzioni, non venisse presentata come una guerra tra procure. Se l’informazione vuole fare informazione deve dire cosa è veramente successo. E’ successo che una procura che legittimamente stava indagando su un'altra procura, che era la procura di Catanzaro, ha subito prima la rivolta da parte della procura di Catanzaro che ha disposto dei contro sequestri contro quella procura che legittimamente non poteva fare e poi dal fatto che tutta l’informazione ha presentato questa vicenda tristissima della nostra giustizia come quella della…tristissima perche poi il Csm, che dovrebbe essere l’organo di autogoverno della magistratura e invece adesso non è diventato un centro di potere dove si amministra tutt’altro che la Giustizia e tutt’altro che l’autogoverno della magistratura ha preparato un plotone d’esecuzione col quale l’intera procura di salerno è stata decimata. Io vorrei che l’informazione parlasse in altra maniera della vicenda attuale di Gioacchino Genchi,il quale viene accusato dalla stampa nella sua totalità, tutta la stampa lo presenta in questa maniera, tranne qualche rara eccezione: un uomo che ci spia, un uomo che ci intercetta tutti, ci sorveglia, ha degli archivi immensi nei quali mantiene i controlli su di noi. Gioacchino Genchi non ha mai fatto un intercettazione, Gioacchino Genchi ha incrociato dei tabulati, ha usato quella che è la sua tecnica di poter tramite l’esame dei tabulati delle telefonate ricostruire certi contatti, certi percorsi e non fa nient’altro che questo e Gioacchino Genchi invece la stampa lo presenta oggi come il grande inquisitore, il grande occhio, il grande fratello. Gioacchino Genchi è oggi al vittima designata del prossimo assassinio di stato perché Gioacchino Genchi io ritengo che sia l’unica persona in grado di, se si potesse andare avanti con queste indagini, come quella sul castello Utveggio, sul centro del sisde che c’era al castello utveggio,e sul centro di sviluppo Italia che c’era al castello Utveggio, sui contatti tra i membri di Sviluppo Italia e le telefonate che partirono verso Scotti e verso altre persone, e sarebbe l’unica persona in grado di dimostrare da dove sarebbe stato azionato il detonatore, come e chi è stato implicato in quella strage. E allora Gioacchino Genchi io ritengo che oggi , a parte la vicenda De Magistris, a parte la vicenda Why not del quale gli sono state sottratte anche in quel caso le indagini sia a lui che a De Magistris, io ritengo che sarebbe l’unica persona in grado di potere dimostrare queste cose e per questo oggi che si sta assassinando anche quest'altra persona e non si sta cercando di difenderlo. E questo la stampa non lo dice,anche in questo caso la stampa presenta tutto come i centri di poter in Italia, quella che è la vera mafia in Italia, quando alla sua domanda iniziale esiste una mafia senza mafiosi, se non esistesse una mafia senza mafiosi oggi forse io potrei finalmente piangere mio fratello, cosa che non mi posso permettere di fare perché mio fratello viene assassinato ancora,e giorno per giorno; forse se non esistesse una mafia senza mafiosi oggi forse potrei far valere la verità invece non mi è permesso"Salvatore Borsellino

lunedì 2 marzo 2009

Noi giovani....protagonisti del nostro futuro


Aula Magna del Polo Didattico Universitario di Trapani


venerdì 6 marzo 2009
9.00 - 13.00


Noi giovani....protagonisti del nostro futuro

Lotta alla criminalità organizzata.

Incontro pubblico con:

Ing. Salvatore Borsellino
Dr. Antonio Ingroia - procura della Repubblica di Palermo
Dr. Andrea Tarondo - procura della Repubblica di Trapani
Dr. Giuseppe Linares - Vice questore Aggiunto e capo della squadra mobile di Trapani


Saluti e interventi iniziali di :

Avv. Antonino Sugamele
Prof. Silvio mazzarese
Liliana Rositani
Prof. Marco Anello
Prof. Giuditta Petrillo
passaparola