mercoledì 18 febbraio 2009

Il "caso Genchi" ... continuano le mistificazioni ...

di Gioacchino Genchi
Perché non dicono cosa c’è in quei tabulati e le ragioni per cui sono stati legittimamente acquisiti? Perché, anziché agitare a casaccio numeri e nomi di mere risultanze indirette di quelle acquisizioni, non fanno riferimento ai nomi (veri) dei soggetti coinvolti in quelle indagini (bloccate) ed ai fatti accertati?Io ho agito eseguendo disposizioni e direttive (legittime) sempre e solo da Pubblici Ministeri e Giudici della Repubblica italiana, nella pinezza delle loro funzioni giurisdizionali.Ogni numero, ogni lettera ed ogni virgola del mio lavoro è stata acquisita all’indagine di Catanzaro – come in ogni altro processo - affinché fosse sottoposta al vaglio dei Giudici (terzi) e delle parti.Con l’avocazione del procedimento al dr. Luigi de Magistris, con la revoca dell’incarico di consulenza tecnica e con il successivo trasferimento dei magistrati di Salerno (coi quali stavo collaborando nel tentativo di far luce su questa vicenda) hanno voluto in tutti i modi impedire che dei Giudici terzi potessero accertare la Verità, con riguardo a condotte e fatti gravissimi, che vedevano coinvolti uomini delle Istituzioni.Tutto quanto è accaduto e quanto sta accadendo – anche contro di me – serve solo ad impedire che si faccia Giustizia.La Procura della Repubblica di Roma, che ha anticipato ed ha confermato alla stampa la mia iscrizione nel registro degli indagati, ha secretato la mia iscrizione al Registro degli indagati quando mi sono permesso di chiederne conferma, per il tramite del mio difensore (l’avv. Fabio Repici, del Foro di Messina).Tutti hanno da tempo immemorabile notizia e copia del fantomatico rapporto dei ROS.Diversi giornali ne hanno riportato ampi stralci.Panorama – da sempre bene informato sull’attività dei Carabinieri di Catanzaro - ha pure pubblicato nell’ultimo numero che è in edicola la riproduzione grafica di alcune pagine del rapporto.Ho quindi chiesto copia del “rapporto del ROS” per difendermi da quelle accuse così tanto strumentali e fino ad oggi mi è stato opposto il segreto.Non vi pare che si tratti del segreto di Pulcinella?E’ ormai chiaro che, colpito il dr. Luigi de Magistris ed i magistrati di Salerno, io sono il testimone scomodo ed il capro espiatorio di questa vicenda.Siamo in presenza della più grande mistificazione mediatica e giudiziaria della storia della Repubblica. In questo momento mi sento come un vaso di coccio fra tanti vasi di ferro.A differenza di don Abbondio – però - io non ho affatto paura dei “bravi”.La mia coscienza di uomo libero ed indipendente, l’onestà del mio operato e la solidarietà di tanta – numerosissima - gente per bene, mi danno la forza per continuare a dare il mio contributo in tutte le sedi istituzionali, per l’affermazione della Verità.Ho giurato fedeltà alla Repubblica ed alla sua Costituzione.Obbedisco alle sue leggi e non mi arrenderò fino a quando sarò consapevole dell'esistenza di uno Stato di Diritto.Quando, da uomo dello Stato, avrò ultimato di dare il mio contributo ai magistrati di Salerno e di Catanzaro – che sono gli unici competenti ad occuparsi di queste indagini - chiederò di essere ricevuto dal Capo dello Stato, se mai dovesse accordarmi questa opportunità.In tutto questo poco c’entra la politica. E’ proprio il Capo dello Stato – nella qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura – che deve sapere quanto io non posso riferire ad alcuno, se non in sede giudiziaria e che non ho detto alla stampa.Quanto emerso dalle indagini di Catanzaro non ha alcuna attinenza col “segreto di Stato”. Si tratta di biechi affarismi, di chi si è preso gioco dello Stato per i propri tornaconti. Né più, né meno di quanto è accaduto a Milano, a Napoli e di quanto accade in ogni parte d’Italia, come ha finito di denunciare giorni fa il Procuratore Generale della Corte dei Conti.Per quello che è stato il mio lavoro – a servizio di magistrati onesti e coraggiosi – hanno tentato e stanno tentando di mettermi tutti contro. Da Armando Spataro a Gianni De Gennaro, da Amato a Marini, e tutta una sequela di persone per bene. Su tutti il Generale Nicolò Pollari, entrato nell’indagine di Catanzaro più o meno come Ponzio Pilato è citato nel Credo.Adesso ci hanno provato pure con il Procuratore Nazionale Piero Grasso, senza sapere (e nascondendo all’Italia), che la parte più importante dell’indagine di De Magistris - proprio prima che gli fosse avocato il procedimento “Why Not” - aveva preso le mosse da una sua vibrata denuncia, per fatti di inaudita gravità, che riguardano ben precisi magistrati calabresi, sui quali l’Ufficio del Pubblico Ministero di Catanzaro aveva competenza ad indagare.Di questo è testimone l’ex Procuratore Capo di Catanzaro, Mariano Lombardi che, essendo il più debole ed il meno protetto, è stato il primo a pagare il conto.Per adesso non posso aggiungere altro.Confermo la mia intenzione di rendere pubbliche le mie difese, ove il Procuratore della Repubblica di Roma non dovesse accogliere la eccezione di assoluta incompetenza funzionale e per territorio, che il mio difensore ha opposto con una articolata memoria.Gioacchino Genchi

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