venerdì 13 marzo 2009

Toccante intervento di Salvatore Borsellino a Trapani.


Ragazzi buongiorno.


Mi rivolgo in particolare ai ragazzi perché mio fratello riponeva veramente tanta fiducia nei ragazzi quindi mi rivolgo soprattutto a loro. Vi ringrazio di essere qui così numerosi.A Messina mi sono state negate una dopo l’altra le aule in due facoltà : in quella di Economia e di Economia Politica perché evidentemente non ritenevano costruttivo che io andassi a parlare in quelle università e non lo ritenevano perché io vengo considerato un sovversivo .Io vengo considerato un sovversivo semplicemente perché chiedo Giustizia,perché a fronte del fatto che per la strage di via D’ Amelio ci sono tanti mafiosi che sono stati condannati all’ergastolo,che sono condannati a tanti anni di galera, ci sono però i veri mandanti di quelle stragi che invece non sono stati ancora neanche processati. Le indagini che li hanno riguardati sono arrivati fino a un certo punto e si sono fermati, di conseguenza oggi non sappiamo tante cose di quella strage. Non sappiamo quale esplosivo è stato adoperato, non sappiamo da dove è stato premuto il detonatore che ha causato quella strage, non sappiamo tante cose e queste cose non si possono sapere. E al momento in cui i processi arrivano ad un certo punto inspiegabilmente, o non tanto inspiegabilmente vengono bloccati. Non sappiamo niente del castello Utveggio dove c’era un centro del Sisde, un centro dei servizi segreti civili,dal quale come Gioacchino Genchi ha potuto dimostrare e come si legge dalla sentenza del Borsellino bis, quasi sicuramente è stato azionato il detonatore che ha causato quella strage. Non sappiamo e non possiamo sapere chi ha sottratto l’ agenda rossa di Paolo Borsellino dalla sua macchina ancora in fiamme perché anche quel processo nel momento in cui è arrivato alla fase dibattimentale è stato addirittura bloccato tramite un assoluzione assurda in fase di udienza preliminare dal giudice per le udienze preliminari ed il ricorso , eccezionalmente motivato dalla procura di Caltanissetta, contro questa assoluzione in Cassazione è stato bloccato, è stato respinto ed io sto aspettando ancora le motivazioni di questa sentenza di rigetto di questo ricorso della procura di Caltanissetta. E io mi chiedo come si può fare a non arrivare ad un processo per un uomo che è stato fotografato mentre si allontanava dalla macchina di Paolo ancora in fiamme con la borsa di cuoio di Paolo ancora in mano, borsa che sicuramente conteneva l’ agenda rossa di Paolo perché esistono le testimonianze di sua moglie e di sua figlia che gliela avevano vista mettere. Evidentemente queste cose non si possono sapere, io mi aspetto di leggere che cosa c’è scritto in quella motivazione perché per me è una cosa assurda che si possa fermare questo tipo di processo. Allora se dovesse arrivare una fotografia di chi nella stanza del castello Utveggio preme il detonatore che ha causato la strage di via d’ Amelio cosa faranno? Riusciranno a bloccare anche quel processo? E io per il fatto che continuo a chiedere Giustizia, che non mi rassegno, che grido, che cerco di fare indignare la gente di fronte a questa mancanza di giustizia, a questa giustizia negata vengo considerato un sovversivo e perciò non ho spazio sugli organi d’informazione e devo girare l’ Italia, come giro, cercando di parlare ai giovani, cercando di fare arrabbiare la gente. Vedete, è una brutta parola quella di far arrabbiare la gente, ma se non è una rabbia distruttiva ma è una rabbia che serve a costruire secondo me la rabbia è giusto che ci sia, è giusto che ci sia anche quella. Io vedete, vi potrei fare commuovere, vi potrei raccontare delle cose terribili relativamente a quella strage, vi potrei raccontare quello che mi raccontò Gioacchino Genchi che arrivò due ore dopo la strage in via D’Amelio e vide i pezzi di Emanuela Loi che si staccavano ancora dall’ intonaco nel quale quella bomba li aveva schiacciati, vi potrei raccontare queste cose. Ma io quando alla fine dei dibattiti mi vengono a dire che li ho fatto commuovere io gli dico che non sono riuscito a fare quello che dovevo fare: io vi voglio soltanto fare indignare perché questa strage del ’92 ancora non ha i suoi responsabili. E sapete perché non si hanno ancora i suoi responsabili? Perché per averli sarebbe necessario quello che Leonardo Sciascia dichiara che non può succedere, sarebbe necessario che lo Stato processasse se stesso perché io ritengo che la strage di via d‘ Amelio sia stata una strage di Stato, l’ultima che è seguita a quelle innumerevoli stragi di Stato che in Italia da Portello della Ginestra in poi si sono succedute una dietro l’ altra e che sono state stragi di cui non si sanno i mandanti, non si sanno gli esecutori, non si sa neppure il motivo per cui sono state fatte anche se il motivo si può ben riconoscere. Il motivo è perché queste stragi sono servite per indirizzare gli equilibri politici del nostro paese; così come l’ultima strage, quella del ’92. Perché su quella strage, sul sangue di quella strage si fondano oggi quegli equilibri che reggono questa disgraziata nostra seconda Repubblica. Questa è la verità.Io ringrazio il prefetto Sodano per averci mandato quelle nobilissime parole, perché il prefetto Sodano è una di quelle persone che è l’ esempio vivente di come oggi si uccidono i giudici. Oggi vedete, i giudici non si uccidono più, oggi i metodi che hanno portato all’ eliminazione di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono cambiati,oggi i metodi usati sono altri perché quelle stragi provocavano necessariamente la reazione dell’ opinione pubblica, provocavano necessariamente la reazione dello Stato e quindi i metodi sono stati cambiati per quello. Perché vedete, lo Stato in Italia non ha mai avuto una volontà autonoma di combattere la criminalità organizzata e la lotta alla criminalità organizzata è venuta sempre da settori dello Stato, da settori della magistratura, da settori delle forze dell’ordine; da settori dello Stato ma non dallo Stato nella sua totalità perché lo Stato al contrario con la criminalità organizzata e con la mafia ci ha sempre convissuto e tanto più ci convive oggi. Io credo che quell’ ingaggio con la criminalità organizzata nelle sole nostre zone del sud, oggi si sia esteso in maniera tale d’aver riempito, di essere arrivato in tutto il nostro paese. Io credo che la cosa peggiore sia proprio che questa criminalità organizzata si sia oggi penetrata addirittura all’ interno delle Istituzioni . E ritengo che il più grosso villipendio alle Istituzioni non sia il fatto che qualcuno chieda a un Presidente del Senato quali possano essere state le sue frequentazioni e con chi possa aver stretto società prima di arrivare a quella carica, io credo che il più grosso villipendio alle Istituzioni sia che persone che non sono degne di occupare quel posto occupino delle Istituzioni. Questo è il vero villipendio alle Istituzioni. Io credo che il più grosso villipendio alle Istituzioni sia che una persona che è il nostro Presidente del Consiglio con la mano sulla spalla di un pregiudicato, che è purtroppo anche senatore della nostra Repubblica, proclami Mangano eroe, che proclami a eroismo l’omertà. Questo è quello che è stato fatto. Quel Presidente del Consiglio in un’ archiviazione di un processo che non è potuto andare avanti, che non potrà andare avanti perché un lodo fatta da un sedicente Ministro della Repubblica, il lodo Alfano, impedisce di poter addirittura indagare le quattro più alte cariche della nostra repubblica. Gli assicura l’impunità. E questa persona che veniva chiamata alfa, e beta, lui insieme con Dell’ Utri, in una sentenza di archiviazione di un processo che come tanti non è potuto andare avanti con la mano sulla spalla di Dell’ Utri che è fondatore di uno dei partiti che oggi ci governa ha proclamato Mangano un eroe. Io ritengo che i veri eroi siano altri,i veri eroi sono persone come Agostino Catalano,come Claudio Traina, come Emanuela Loi, come Vincenzo Li Muli, come Walter Cusina : quegl’ uomini che soltanto con il loro corpo hanno protetto Paolo al momento in cui suonava il campanello della casa di via D’ Amelio. Perché quella piazza avrebbe dovuto essere sgombra di macchine, come gli stessi componenti della scorta avevano chiesto al Capo della Polizia, al Ministro dell’ Interno, invece era piena di macchine e tra queste una macchina piena di tritolo. Io voglio fermarmi qui, poteri parlarvi per ore delle cose terribili che non trovate nei mezzi di informazione perché purtroppo oggi non esiste un’ informazione libera. Oggi esiste una stampa che si autocensura: il peggio che possa succedere perché noi siamo un popolo di schiavi, un popolo che ci piace mettere la testa bassa ed avere qualcuno che ci tenga il piede sulla testa. Allora vi voglio lasciare semplicemente con un messaggio di Paolo che era rivolto a voi giovani ed è quindi mio dovere, che sono qui soltanto perché sono fratello di Paolo Borsellino e per nessun altro mio merito, riportare quella frase. Paolo l’ultimo giorno, alle 5 del mattino del 19 luglio scrisse una lettera, una lettera che era indirizzata a dei giovani come voi e quella lettera che comincia con una frase terribile perché Paolo parlando della sua vita di quei giorni, quei giorni in cui diceva: devo fare in fretta, devo fare in fretta; perché sapeva che i suoi giorni erano contati, era questione di ore perché dovesse arrivare la morte per lui. Paolo in quei giorni sapeva addirittura che a Palermo era arrivato il carico di tritolo per lui eppure ha cominciato quella lettera così parlando dell’ assassino di Falcone: “ La mia città si è di nuovo barbaramente insanguinata ed io non ho più tempo da dedicare neanche ai miei figli perché dormono al mattino quando esco da casa e che la sera, quando rientro quasi sempre nelle ore notturne, trovo nuovamente addormentati”. Questa era la vita di Paolo in quei giorni, giorni in cui Paolo diceva a mia madre che non faceva più le coccole alla sua figlia più piccola nell’ illusione che quando l’avessero ucciso i suoi figli potessero sentire meno la sua mancanza. Eppure paolo, in giorni terribili come quelli finisce la sua lettera con questa frase che è una frase per voi. Paolo dice: “ sono ottimista perché vedo che verso la criminalità mafiosa i giovani, siciliani e non, hanno oggi un’ attenzione ben diversa di quella colpevole indifferenza che io mantenni fino ai quarant’anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di combattere la mafia di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta”. Queste sono parole per me terribili perché Paolo parlando di se stesso parla di colpevole indifferenza e parla di indifferenza soltanto perché fino agli anni ’80, quando Rocco Chinnici lo chiamò a fare parte del pool, lui era stato magistrato civile e cominciò ad occuparsi di penale, e quindi della lotta alla criminalità organizzata solo a quarant’anni e parlando di se stesso parla di colpevole indifferenza. E allora cosa dovrei dire io che dalla Sicilia me ne sono andato a ventisette anni perché pensavo di non riuscire a vivere in un paese come questo in cui per ottenere un lavoro avrei dovuto chiedere dei favori e poi quei favori, a mia volta, avrei dovuto restituire. Ma io ho fatto una scelta egoistica, ho fatto una scelta per me stesso ed è stata una scelta sbagliata perché adesso quella criminalità organizzata da cui credevo di fuggire oggi me la ritrovo in tutto il nord e più forte che qui. Perché oggi la criminalità organizzata è tutt’altro: è riciclo di capitali che sono ingentissimi, pari al prodotto interno di un paese che vengono impiegati per l’ acquisizione di aziende, per entrare nel mercato azionario e poi è vero che non si vedono più i morti. Ma cosa credete, che non sia anche morire essere licenziati da un’ azienda perché chi ha acquisito quell’ azienda lo ha fatto soltanto per il riciclo di capitali? Non è morire anche questo? Vedersi sottrarre delle inchieste come sono state sottratte a De Magistris, a Clementina Forleo nel momento in cui erano arrivati ad attaccare i fili scoperti del nostro sistema di potere. Non credete che sia morire per il procuratore Capo della Repubblica di Salerno essere privato dello stipendio e della funzione semplicemente per non aver fatto altro che il suo dovere, per avere indagato sulla Procura di Catanzaro in quella che viene presentata come una guerra tra procure dalla solita stampa che tende a mistificare le notizie, quando invece era potere del Procuratore Capo di Salerno indagare sulla Procura di Catanzaro. Non credete che sia morire anche questo? Io tremo ancora a pensare quelle parole di Paolo quando parlando di se stesso parla di colpevole indifferenza che io mantenni fino ai quarant’anni. E io mi chiedo cosa dovrebbero dire tanti di noi, cosa dovrebbero dire tanti della mia generazione quando grazie all’ indifferenza di tanti di noi che Paolo Borsellino e Giovanni Falcone hanno potuto essere uccisi.


Salvatore Borsellino.

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